Cesare si difende: "Mai stalkerizzato nessuno"

Imprenditore Cesare Buonamici respinge accuse di stalking dalla sorella e cognato. Processo fissato per ottobre 2025. Famiglia colpita dalla disputa patrimoniale.

"Non ho mai stalkerizzato nessuno, tanto meno mia sorella". A dirlo, in una nota, è l’imprenditore Cesare Buonamici replicando alle accuse mosse dalla sorella, la giornalista Cesara, e dal cognato Joshua Kalman. "Ritengo di aver sempre agito nel rispetto di tutti, in particolare di mia sorella, che, nonostante i dissidi attuali, resta tale. Sono sempre andato d’accordo con lei, tranne negli ultimi tre anni, per una disputa patrimoniale che riguarda la villa di Montebeni", spiega l’imprenditore che, dopo la denuncia, respinge ogni accusa: "Non ho mai utilizzato telecamere per spiare: le videocamere installate nella villa sono autorizzate e pensate per la sicurezza di tutti. Non ho mai occupato stanze o spazi della casa – continua – senza diritto o consenso, né ho impedito la celebrazione del matrimonio di mia sorella, che si è svolto nella villa anche grazie al mio sostegno. È profondamente ingiusto che il mio lavoro e la mia reputazione di una vita vengano messi in discussione da queste accuse infondate".

Il giudice dell’udienza preliminare del Tribunale di Firenze, Agnese Di Girolamo, ha rinviato a giudizio Buonamici, fondatore dell’azienda agricola che porta il nome di famiglia e presidente di Coldiretti Firenze e Prato, per atti persecutori continuati nei confronti della sorella e di Kalman, fissando l’inizio del processo per il 2 ottobre 2025.

"È doloroso vedere il lavoro di una vita – aggiunge – sporcato da una disputa sul patrimonio che riguarda la villa di famiglia, una questione ancora tutta da dimostrare". L’imprenditore si dice amareggiato per l’impatto della vicenda sulla sua famiglia. "Mio figlio, unico nipote Buonamici, è profondamente scosso e turbato – conclude –. È molto legato a sua zia e a suo zio, e vedere il padre descritto in una cattiva luce lo colpisce profondamente. Questo conflitto nasce da una lite di tre anni fa, strumentale a spingermi a cedere senza corrispettivo la mia metà della casa, l’unica che possiedo e nella quale vivo". E conclude: "Spero ancora che si possa giungere ad un accordo che soddisfi entrambe le parti".