
L’analisi di Cursano, presidente di Confcommercio "La scelta di molti rispecchia le esigenze dei lavoratori. Le nuove generazioni chiedono più tempo per loro".
Negli ultimi anni, sempre più ristoratori fiorentini hanno deciso di anticipare l’orario di chiusura delle loro cucine. "Una scelta che rispecchia le nuove esigenze dei lavoratori del settore e i cambiamenti nelle abitudini sociali" sottolinea Aldo Cursano, presidente di Confcommercio Firenze.
Molti ristoratori fiorentini chiudono le cucine alle 22. Come si spiega questa tendenza?
"Si tratta di una scelta responsabile, che tiene conto delle necessità dei lavoratori, soprattutto dei più giovani, che oggi non sono più disposti a sacrificare interamente le loro serate per il lavoro. Questo cambiamento va nella direzione di una maggiore attenzione al benessere del personale e alla qualità della vita. Alla fine, meno ore di lavoro possono significare maggiore produttività e migliori condizioni per tutti".
C’è il rischio che Firenze perda la sua vivacità serale?
"No, bisogna solo adattarsi a un nuovo modello. La ristorazione non deve necessariamente seguire la logica delle grandi catene H24, che spesso svuotano di valore sociale le nostre botteghe e i nostri locali storici. È importante che anche i clienti comprendano questa evoluzione".
Quanto incide questa scelta anche sui costi di gestione?
"Chiudere prima può rappresentare un vantaggio economico per alcuni locali. Si riducono le ore di lavoro retribuite, i costi delle utenze e le spese di gestione, ottimizzando le risorse disponibili. Questo non significa abbassare la qualità del servizio, ma semplicemente organizzare meglio il lavoro".
Come possono i ristoratori fiorentini affrontare questa sfida senza perdere competitività?
"Bisogna cogliere le aspettative delle nuove generazioni, che vogliono sentirsi protagoniste del proprio lavoro e della propria vita. Chi ha capito questo sta già riorganizzando il sistema, creando un ambiente di lavoro più attrattivo. La ristorazione deve essere un settore in cui si lavora con regole e orari sostenibili. Dobbiamo imparare a vivere insieme e a costruire un modello più equilibrato, che tenga conto sia delle esigenze del settore sia del diritto al tempo libero di chi vi lavora".
Le nuove generazioni sembrano sempre meno attratte dal settore della ristorazione. Come si può invertire questa tendenza?
"Dando dignità al lavoro. I giovani non scappano perché non vogliono lavorare, ma perché cercano condizioni migliori. Un’organizzazione più moderna, che valorizzi il personale e garantisca un equilibrio tra vita privata e professionale, può rendere il settore più attrattivo. È un cambiamento necessario per il futuro della ristorazione e per la qualità dell’esperienza offerta ai clienti".
Rossella Conte