Firenze, 18 agosto 2023 – Una carriera esemplare finita nella bufera. Quello del generale di lungo corso Roberto Vannacci è un curriculum militare di tutto rispetto, che adesso rischia di essere spazzato via a causa della polemica nazionale che si è sollevata sui contenuti scioccanti pubblicati nel suo libro (autoprodotto) ‘Il mondo al contrario’.
Ex comandante della Task Force 45 durante la guerra in Afghanistan, ex comandante della Folgore, ex comandante del Col Moschin (reparto speciale che compie incursioni strategiche in zone ad alta pericolosità) ed ex comandante del contingente italiano in Iraq, Vannacci, si legge sui siti di informazione specializzati nel mondo militare, è considerato un valoroso "soldato al servizio dello Stato". Ruoli e posizioni di rilievo che forse hanno gonfiato un po’ troppo il suo ego, visto che, senza arrossire, nel libro afferma di sentire scorrere nelle sue vene "una goccia del sangue di Enea, Romolo, Giulio Cesare, ma anche di Mazzini e Garibaldi".
Nel 2020 il generale è stato anche impiegato come addetto per la difesa presso la Federazione Russa, con deleghe in Bielorussia, Armenia e Turkmenistan. Incarico cessato nel 2022 in quanto dichiarato "persona non grata" dalle autorità russe a seguito dello scoppio della guerra.
Una brillante ascesa – costellata di onorificenze nazionali e internazionali – che a giugno 2023 lo ha portato alla guida dell’Istituto geografico militare, lo storico ente cartografico di Firenze (Igm).
Spezzino, 55 anni (pochi per la carica che ricopre), Vannacci – secondo la biografia sul sito dell’Igm – parla correntemente l’inglese, il francese, il rumeno, il portoghese, lo spagnolo e il russo, e vanta inoltre tre lauree (in scienze strategiche, scienze internazionali e scienze militari). Titoli che, tuttavia, in questi frangenti non bastano.
È raro che un generale dell’Esercito, in particolare uno con il passato di Vannacci, scriva un libro senza parlare di guerra, difesa o operazioni militari. Un caso più unico che raro, che già nei giorni scorsi era stato accolto con favore da molti suoi ’colleghi’ (su tutti l’Associazione nazionale paracadutisti d’Italia, che considera i contenuti del libro impattanti "sul bagaglio valoriale").
Trattamento diverso invece era stato riservato al generale quando nel 2020 cercò di portare a galla il problema dell’esposizione dei militari italiani all’uranio impoverito in Iraq. La sua denuncia, si legge negli atti della commissione d’inchiesta parlamentare, e i due esposti presentati alla procura militare e alla procura ordinaria di Roma, smentivano de facto i vertici del ministero della Difesa che, per anni, hanno sostenuto l’inesistenza di tale minaccia per la salute. Attriti che oggi potrebbero riemergere in occasione dell’esame disciplinare che la Difesa ha in programma di fare.