REDAZIONE FIRENZE

Chi era davvero la Fata Turchina Il ‘segreto’ svelato da un fumetto

L’illustratrice Elena Triolo pubblica una graphic novel dedicata alla magica figura inventata da Collodi. Il babbo di Pinocchio si ispirò alla figlia del giardiniere della villa di Castello dove i Lorenzini andavano in ferie.

Tutti conoscono la fiaba di Pinocchio, il burattino nato da un ceppo e fatto ‘vivere’ da una fatina che esaudisce il desiderio di Geppetto. Ma chi era davvero questa figura magica e materna, inconfondibile per i suoi capelli turchini? Se lo è chiesto Elena Triolo, illustratrice e fumettista classe 1988 che fin da bambina si è sentita raccontare una storia particolare, proprio sulla Fata. È così che nasce “Turchina”, graphic novel edita da Bao Publishing, che ha per protagonista Giovanna Ragionieri, figlia del giardiniere della villa delle vacanze della famiglia Lorenzini a Castello, sulle colline tra Firenze e Sesto. Un ritratto di una persona realmente esistita, vissuta tra la seconda metà dell’Ottocento e gli anni del boom economico, i cui tratti però hanno lasciato il posto nella memoria comune al personaggio della favola.

Giovanna era una figura riconosciuta in paese e nei luoghi che frequentava?

"Sicuramente a Castello e a Sesto Fiorentino sì, ma dalla generazione dei nostri nonni che sta scomparendo. Volevo tornare ad accendere un riflettore su questa donna, la cui storia conoscevo fin da bambina".

Da questa volontà nasce l’idea del libro?

"Volevo che questa figura non venisse dimenticata. L’altra ragione è che volevo pubblicare con Bao Publishing, è sempre stata una delle mie case editrici preferite. Mancava solo un soggetto adatto: Turchina lo è stata. È così che è nata la mia prima storia da autrice unica".

Ci parla dei luoghi in cui viene ambientato il libro?

"La zona di Castello, Villa Il Bel Riposo dove i Lorenzini trascorrevano la villeggiatura, Villa Corsini, Villa Petraia, la zona intorno a Sesto. Collodi si ispirò a queste località sestesi, a partire dall’Osmannoro dove all’epoca c’era una palude, e anche la fabbrica Ginori e l’Isola di Santa Croce. Ancora il centro di Sesto, con la fiera di fine agosto, è il Paese dei Balocchi. Ed esisteva anche la quercia grande".

Nel fumetto usa il dialetto toscanofiorentino, perché questa scelta?

"Ho voluto mantenere il più possibile il linguaggio autentico ma abbiamo messo in fondo un glossario perché già nello storyboard inserivo asterischi con le traduzioni di alcuni termini toscani o modi di dire e l’editore, che è di Milano, ha deciso che era meglio un glossario finale".

Si sente un po’ Fata Turchina?

"Una cosa che non racconto mai è che la famiglia di mia nonna era imparentata con la famiglia di Giovanna. Ho avuto un doppio riscontro perché questa storia me l’ha raccontata mio nonno e io non ci credevo più di tanto. Ma a un certo punto, durante un’intervista, Giovanna racconta di essere imparentata coi Ragionieri di Sesto, quelli della farmacia. Questa cosa è attestata, quindi questa parentela lontanissima c’è. Però non mi sento tanto Fatina, piuttosto Pinocchio. Avrei bisogno di una fata che mi proteggesse...

Marianna Grazi