Mattone dopo mattone, la scuola che aveva in mente di realizzare in Kenya è diventata realtà. E adesso, a un anno dall’apertura, il prossimo obiettivo è quello di dotarla di un pulmino che possa accompagnare i bambini che vivono nei villaggi più lontani. Chiara Cuminatto, residente a Campi e insegnante di italiano, storia e geografia, a Prato, al Centro Provinciale Istruzione Adulti e al carcere della Dogaia, è appena rientrata da Baolala, un’ora e mezzo di auto da Malindi, dove è rimasta una decina di giorni, per controllare che alla scuola nata da una sua idea, ma costruita grazie all’incontro e alla collaborazione con alcune persone del posto, su tutte Rael, che adesso è la preside, le cose procedessero. Ma anche per apportare alcune migliorie alla struttura grazie alla raccolta fondi organizzata prima della sua partenza: in tutto 1.300 euro, una cifra che ha permesso di finire i bagni, mettere delle porte con dei lucchetti per proteggere il materiale scolastico, concludere i lavori della terza aula e far crescere l’orto. Non solo perché, come racconta, "con quei soldi abbiamo pagato i muratori e acquistato il materiale. E con quelli che sono avanzati abbiamo garantito il pranzo ai bambini per diversi giorni". Come hanno fatto? Semplice, la moneta corrente è lo scellino kenyano e, al cambio, 1 euro corrisponde a 183 scellini (la paga quotidiana di un muratore esperto è di 5 euro). Una trentina invece i bambini, di diversa età, che frequentano la scuola, l’istruzione è quella elementare, tre le insegnanti. Da qui l’idea del pulmino, per il quale servono 6.000 euro, che Chiara ha intenzione di raccogliere nei prossimi mesi con una serie di iniziative organizzate a Campi e nei dintorni.
"La zona di Baolala è fatta di poche case sparse in mezzo ai campi e i bambini non hanno alcuna possibilità di raggiungere la scuola se non a piedi". Significativo anche il nome scelto, ‘The Line Academy’, che invece prende spunto dalla parola linea che fa parte di un tatuaggio della stessa Chiara: "Una linea che unisce e che racchiude, ma che non crea confini insuperabili". Con un altro aspetto che ci tiene a mettere in risalto: "Non è la ‘mia’ scuola, ma quella che nasce da un confronto costante che fa crescere le due culture".
Pier Francesco Nesti