di Leonardo Bartoletti
La protesta scatterà la settimana prossima. Venerdì 11, per la precisione, quando alle 10,30, in via Roma all’altezza del numero civico 35, proprio davanti alla sede di Intesa San Paolo, è prevista una manifestazione per protestare contro la decisione di chiudere la filiale della banca sul territorio di Londa.
All’appuntamento hanno già dato la loro adesione Sindaci, amministratori locali, mondo dell’associazionismo, parlamentari, consiglieri regionali e metropolitani.
"Intesa San Paolo decide di chiudere centinaia di filiali in tutta Italia - dice il sindaco di Londa, Tommaso Cuoretti -. In particolare filiali dei piccoli comuni, spesso era unico presidio del territorio. In Valdisieve e Mugello chiudono Londa e Dicomano. In particolare a Londa una filiale con tre dipendenti. Tutto ciò potrà essere una riorganizzazione sensata per il gruppo , ma non tiene conto delle difficoltà che si vengono a creare per la popolazione. Anche la motivazione che oggi i servizi on line non regge, perché non si tiene conto della popolazione anziana che spesso non riesce ad utilizzare i mezzi tecnologici. Abbiamo cercato di parlare con i dirigenti di Intesa San Paolo - dice ancora il Sindaco - ma inutilmente. Alcuni referenti del Cda ci hanno detto che la riorganizzazione è stata decisa da tempo e non si torna indietro. Mentre la politica parla di aree interne, montagna e quant’altro, si permette ad un ente privato di proseguire, per meri interessi finanziari, nel depauperamento di servizi essenziali che fanno vivere i comuni montani. Ancora una volta - conclude il Sindaco - si guarda ai numeri senza le persone".
Contro la chiusura della banca si schiera anche il Consigliere regionale di FdI, Elisa Tozzi: "Sostenere i piccoli comuni - dice Tozzi - significa garantire innanzi tutto i servizi. La scelta di chiudere la filiale della banca a Londa va nella direzione esattamente opposta".
Sulla stessa lunghezza d’onda anche il Consigliere regionale Pd Cristiano Benucci: "Scelte del genere si fondano solo sui conti. Le istituzioni devono intervenire prima che territori già abbastanza svantaggiati subiscano un ulteriore colpo".