Chiara Ottaviani
Cronaca

Addio alle cornici dorate d’Oltrarno. La bottega chiude i battenti dopo 94 anni

Claudio Santurri dopo 94 anni di attività abbassa la saracinesca del suo negozio in Borgo Tegolaio. “Dal 2008 non ho più venduto nulla, il mestiere non è più quello di un tempo. Ora mi godrò la pensione”

Claudio Santurri, proprietario di una bottega aperta dal 1930

Claudio Santurri, proprietario di una bottega aperta dal 1930

Firenze, 6 novembre 2024 – Il quartiere di Santo Spirito, cuore pulsante dell’Oltrarno fiorentino, perde un altro pezzo della sua storia artigianale con la chiusura dell’ultimo corniciaio della zona. Aperta dal 1930 la bottega di Claudio Santurri ha visto passare quattro generazioni, dedicate alla creazione di cornici dorate. Sancta sanctorum della tradizione, si arrende alle sfide del mercato contemporaneo e abbassa la saracinesca per sempre. “Lavoro qui da quando ero ragazzo, ho visto cambiare il mondo intorno a me”, racconta il corniciaio, che adesso ha 63 anni.

In questo luogo, suo bisnonno, suo nonno e suo padre gli hanno tramandato un sapere prezioso: il segreto per dorare le cornici, perfezionato attraverso anni di pratica e passione. “Quando ero piccolo passavo ore ad osservare mio padre e mio nonno mentre lavoravano. Nel 1925 hanno cominciato questo lavoro in casa, poi dopo cinque anni hanno aperto questa bottega”. L’attività ha visto giorni migliori, specialmente negli anni ‘80, quando la richiesta di cornici e specchiere trecentesche era alta e soddisfaceva gli occhi e i cuori di molti clienti, artisti e appassionati. “La gente capiva il valore di un prodotto artigianale, sapeva apprezzare il tempo e l’impegno che richiedevano”, continua. Ma, come spesso accade, il mondo cambia e con esso le abitudini e le persone.

“Dal 2008 non abbiamo più venduto niente. La crisi degli studi di settore ha colpito duro e noi artigiani non siamo stati tutelati”, racconta con rassegnazione. La bottega di Santo Spirito, un tempo un luogo vivo e vibrante, si è trasformata in un spazio vuoto, popolato solo da ricordi e strumenti da lavoro che parlano di una tradizione che sta per svanire. Ora il cartello sulla porta ’svuoto tutto’, e le cornici rimaste adagiate per terra, non segnano solo la fine di un’attività centenaria, ma anche una ferita profonda per un comparto, quello dell’artigianato, che ha sempre distinto Firenze da altre città.

“Non ho figli, quindi non posso tramandare il mio mestiere. Purtroppo, nessuno pare più interessato a continuare un mestiere che richiede impegno e dedizione”, afferma con un tono di malinconia. “Non si costruisce più con la stessa cura di una volta, e la soddisfazione di vedere un’opera d’arte prendere vita è ormai un ricordo lontano”. Ora, con il pensionamento alle porte, il corniciaio si prepara a lasciare il suo laboratorio. “Spero solo di godermi un po’ di tranquillità dopo una vita di lavoro. Ma il mio cuore rimarrà sempre qui, in questo posto che è stato la mia vita”,