È stato Simone Pancani, medico e coordinatore delle attività di cooperazione internazionale dell’AOU Meyer Irccs, a visitare per primo il piccolo Osaid all’ospedale Umberto I al Cairo nell’ambito di una missione della Protezione civile che ha attivato una Medevac (Medical evacuation), il servizio di trasporto di persone con necessità di cure.
Dottor Pancani, come funziona il sistema internazionale?
"È complesso e richiede un grande lavoro tra ministeri, ambasciate e consolati, autorità sanitarie dei vari Paesi, il dipartimento della protezione civile e un coordinamento internazionale. L’arrivo di un bambino bisognoso di cure che nel suo Paese non potrebbe ricevere, è solo l’ultimo tassello di un lavoro delicato".
Non è il suo primo viaggio al Cairo.
"L’ultima volta ad agosto abbiamo riportato in Italia 14 bambini palestinesi con problemi di salute gravi e tutti diversi: hanno richiesto il lavoro di tanti specialisti del Meyer e della rete toscana".
Lei come viene accolto?
"Sempre molto bene: arriviamo in una situazione complessa, visti come portatori di speranza. Quando ho visitato il bambino e ho capito che poteva affrontare il viaggio, la mamma e i fratellini si sono affidati a me".
Avevano paura?
"Lasciano una terra dilaniata dalla guerra, ma comunque "loro", per andare incontro a qualcosa che non conoscono. Con la cartina in mano, ho spiegato il viaggio. Il bimbo di 8 anni viaggiava accanto a me, dalla parte del finestrino. Quando ha visto le luci di Roma, "Italy?" mi ha chiesto sorridendo. Mentre la mamma mi domandava come sarebbe stato curato il bimbo, dove avrebbero dormito, se gli altri potevano frequentare una scuola…"
Ora come stanno?
"Sono stati visitati tutti, anche la mamma. Gli altri stanno bene. Il piccolo ha bisogno di cure importanti, solo cominciate a Gaza, ma presto sospese. Per lui è stata attivata la rete sanitaria di cui il Meyer è capofila".
Tra Ucraina, Gaza e altre emergenze, avete accolto tanti bambini in cerca di cure.
"Non siamo riusciti a salvarli tutti. Ma almeno abbiamo fatto ogni tentativo possibile e a tanti abbiamo garantito la vita".
Non deve essere facile neanche per voi.
"Arriviamo in mondi non nostri, sapendo che siamo l’ultima ruota di un carro di tragedie. Ma lo affronti con la consapevolezza di poter dare un aiuto concreto".
Manuela Plastina