Cia, allarme imprese agricole: "In tasca il 20% del prezzo finale"

I dati della Toscana: il consumatore paga più per il confezionamento che per il prodotto in sé

Un litro di latte al supermercato si paga 1,80 euro, ma all’allevatore vanno solo 52 centesimi. Un pacco di pasta costa 2,08 euro, ma il produttore prende solo 35 centesimi per un chilo di grano duro, e quando va bene. Lo stesso vale sulla frutta e sulla verdura. Dal campo alla tavola i pomodori passano da 1,13 euro al chilo all’origine a 3,73 euro al consumo (+230%), le mele da 50 centesimi a 2,43 euro al chilo (+386%), le pere da 1,64 a 3,55 euro al chilo (+116%). I numeri arrivano da Cia Toscana, che denuncia un calo del 60 % del reddito netto delle imprese agricole. Queste ultime fanno sempre più fatica a coprire i costi di produzione, che hanno avuto un’impennata dallo scoppio della guerra in Ucraina e che continuano la loro ascesa: nell’ultimo anno sono aumentati di 16mila euro ad azienda. Così, sul prezzo finale, il consumatore paga più per il confezionamento che per il prodotto agricolo.

"E’ urgente che la politica e le istituzioni, insieme agli agricoltori – afferma il presidente di Cia Toscana, Valentino Berni – trovino soluzioni per accrescere il peso economico e la forza negoziale del settore, incentivarne il ruolo e il presidio ambientale, mettere l’agricoltura al centro dei processi di sviluppo delle aree interne, salvaguardare i servizi e le attività sociali, cruciali per i territori rurali, e consolidare la crescita dell’export agroalimentare Made in Tuscany". "Non è possibile, infatti - sottolinea - che un olio extravergine d’oliva toscano, dopo essere stato messo sullo scaffale a 8,30 euro al litro, passi al sottocosto a 5,30 euro. Così muore l’agricoltura toscana fatta di medio-piccole aziende agricole".

Nella forbice di prezzo dal campo alla tavola ci stanno distribuzione, trasporto, confezionamento, imballaggio, conservazione nei frigoriferi e logistica. All’agricoltore, denuncia Cia Toscana, va meno del 20 % del prezzo al dettaglio. A queste condizioni produrre non conviene. Esempi? Per produrre un ettaro di melone in Maremma ci vogliono più di 12mila euro, ma la resa è di 240 quintali a ettaro, con un costo di 48 euro al quintale. Significa che l’agricoltore ricava 11.520 euro e ne perde 550. Va in perdita di 290 euro a ettaro anche il produttore di grano in Val d’Orcia. Con una resa di 35 quintali a ettaro, per 26 euro a quintale, avrà un ricavo di 910 e un costo di produzione di 1.200. "Alla Regione chiediamo azioni dirette per l’agricoltura – è l’appello – e soprattutto una pressione più incisiva nei confronti del Governo, che si è limitato a risposte insufficienti (esempio: esenzione Irpef e solo proroga assicurazione trattori fermi), e verso l’Europa, che ha solo derogato per appena una campagna agraria l’obbligo della tenuta a riposo del 4% dei terreni coltivabili. Serve molto di più, con estrema urgenza".

Monica Pieraccini