Firenze, 17 aprile 2023 - Capelli e occhi marroni. Un metro e settantatré di altezza. Trenta anni compiuti lo scorso sette gennaio. Da incarcerare per omicidio. Il ceceno Rassoul Bissoultanov, latitante da nove mesi e passa, è ufficialmente un ricercato. Le sue foto segnaletiche compaiono nel sito dell’Interpol, l’organo che coordina le forze di polizia internazionali. Sulla sua testa pende un "Mae", il mandato d’arresto europeo, spiccato sia dall’Italia che dalla Spagna. Ma di lui, con due condanne sul groppone per l’efferato omicidio di Niccolò Ciatti, avvenuto nell’agosto del 2017 nella discoteca St Trop di Lloret de Mar, non c’è più traccia da luglio. Cioè da quando non si è presentato a un’udienza del tribunale di sorveglianza di Girona che, dopo la condanna a quindici anni per aver ucciso con un calcio da professionista alla tempia il 21enne commerciante di Scandicci, avrebbe potuto decidere di rimetterlo in prigione.
Luigi Ciatti, il padre della vittima, non ha pace all’idea che l’assassino di suo figlio non stia scontando le condanne che stanno per diventare definitive. Il processo più avanti è quello spagnolo: anche i giudici dell’appello hanno confermato i quindici anni inflitti in primo grado. Quando si pronuncerà la Suprema Corte di Madrid - l’equivalente della nostra Cassazione - la condanna spagnola diventerà effettiva. Probabilmente arriverà prima di quella italiana e questo estinguerebbe il procedimento conclusosi con la condanna a 23 anni da parte della Aorte d’Assise di Roma. Ma a questo punto poco importa l’entità della pena. "L’importante è che la giustizia spagnola cerchi Bissoultanov. Devono cercarlo", ripete Luigi Ciatti. Le ricerche, se ci sono state, finora non hanno dato alcun frutto.