ANTONIO PASSANESE
Cronaca

Julia, la suora di 85 anni che dà l’acqua ai fiori nel cimitero degli inglesi. “Vivo tra tombe e libri”

Da un quarto di secolo è la custode del camposanto della Chiesa Evangelica. Alle settecento salme ha dedicato "Bianco Silenzio" che non riesce a stampare

Suor Julia

Firenze, 16 settembre 2023 - «Cicerone diceva che la felicità è una biblioteca in un giardino. E io ce l’ho". Il giardino a cui si riferisce Julia Boltom Holloway, a dir la verità, è un po’ sui generis.

E’ un isola al centro dei viali e tutti, a Firenze, lo conoscono come il “cimitero degli inglesi”, anche se la proprietà è della Chiesa Evangelica Riformata svizzera. Da un quarto di secolo Julia ne è la custode, e nonostante l’età ( 85 anni) gira come una trottola tra una tomba e l’altra, perché in quello che lei definisce "un luogo di accoglienza e umanità" c’è sempre qualcosa da fare, qualcosa da rimettere a posto. Dare l’acqua ai fiori.

Le 700 salme sepolte in piazzale Donatello tra il 1827 e il 1877 per lei ormai non hanno più segreti, tanto che da aver loro dedicato perfino un libro, ‘Bianco Silenzio’, che però non riesce a stampare, questione di fondi.

Lei che è la guardiana della morte ha vissuto più vite: cresciuta sotto i bombardamenti nazisti in Inghilterra, a 16 anni si trasferì con la famiglia in America. Medievalista sopraffina e studiosa di Dante e di Italianistica, ha insegnato prima nella prestigiosa Università di Berkley e poi a Princeton.

Di religione quacchera, in seguito anglicana, a 55 anni viene folgorata dal cattolicesimo, e nonostante avesse tre figli, 8 nipoti e 4 bisnipoti decise di entrare in convento e di diventare suora della Congregazione della Sacra Famiglia. Suor Julia era stata già a Firenze, nel 1959, accompagnata dal babbo funzionario della Fao.

E per lei fu un colpo di fulmine, un amore improvviso e viscerale che trent’anni dopo si sarebbe concretizzato con il suo trasferimento: "Appena arrivata in città abitavo in una stanza senza riscaldamento, insieme ai miei 7.411 libri.

Il cardinale Piovanelli mi diede il permesso di ricevere l’Eucaristia, poi chiesi di entrare a far parte della Chiesa Cattolica". Ma la svolta, se così possiamo chiamarla, era dietro l’angolo: "Riuscì a incontrare il console svizzero, e questi mi propose di occuparmi del cimitero degli inglesi, chiamato così per le loro laute donazioni. Accettai, a patto che potessi portare con me anche tutti i miei testi".

Ma una volta entrata in quel camposanto, lo sconforto prese subito il sopravvento. Suor Julia per riqualificare il camposanto di piazza Donatello ha dovuto sudare e lottare: prima da sola e in seguito grazie all’aiuto di una famiglia rom che ospita e a cui dà lezioni di italiano.

"Qui ci celebravano messe nere e riti magici, era diventato anche ostaggio di tossicodipendenti – racconta – che avevano perfino creato gravi danni alle sepolture. E dato che nessuno ci entrava dagli anni Cinquanta, le tombe stavano sprofondando. Ne siamo riusciti a salvare 700 su 1.400. In questo cimitero sono sepolti molti poveri, uno schiavo di colore, serbi, russi, inglesi ma anche nobili, come il figlio di Guglielmo IV d’Inghilterra a pochi passi dalla governante di uno degli Zar.

Gli uni accanto agli altri, perché la morte è democrazia. E i loro epitaffi sono pieni di affetto, raccontano le storie più disparate: storie di suicidi, di tifo e di colera, di Tbc e difterite". Parlare di morte, a suor Julia, non provoca alcun effetto, anzi, "mi rende felice, perché fa parte della vita.

E quando fai un’esperienza come la mia accetti tutto, nulla ti scompone". Attualmente nel cimitero degli inglesi non è più possibile essere sepolti ma si accettano le ceneri, e la mente di questa arzilla 85enne ha partorito un’idea geniale: "Invito i parenti e gli amici dei defunti a prendersi cura dei giardini, dei vialetti, così da poter consentire loro di continuare a vivere insieme alle anime dei propri cari".