BENEDETTA MACCHINI
Cronaca

"La tomba di mio zio persa nell’erba". Degrado al cimitero di Trespiano

L’amministrazione comunale accusa il maltempo, ma ci sono i segni dell’abbandono e del disinteresse

Trespiano, tra tombe incrinate e lapidi annerite (Foto Cabras / New Press Photo)

Firenze, 1 giugno 2023 – Il cimitero di Trespiano è perso tra i colli fiorentini. Il panorama regala un senso di pace, ma intorno regna la desolazione. Molte lapidi si sono staccate dai muri e, cadute in pezzi, sono state abbandonate sul terreno. Erbe infestanti raggiungono altezze spropositate e nascondono croci e statue. Solitari, mazzi di papaveri esplodono in macchie rosse tra i loculi. Poi, cartacce, foglie secche, ruggine e crepe.

Quello che dovrebbe essere uno dei principali cimiteri di Firenze, dove è sepolto uno dei padri della nostra Repubblica, Pietro Calamandrei, sembra, in realtà, un camposanto abbandonato. Esatto, come quelli dei film dell’orrore, con qualche corvo sulle croci incrinate.

Giuseppina Bitossi, responsabile dell’ufficio Valorizzazione e Gestione Spazi Cimiteriali Comunali , ha dato una risposta laconica: "Semplicemente, abbiamo ritardato a tagliare l’erba. Colpa del maltempo che ha colpito la città in questi giorni".

Dello stesso parere, Maria Federica Giuliani, assessora al patrimonio non abitativo. "Non parliamo di degrado. Se c’è stato un rallentamento nella manutenzione del cimitero è colpa delle forti piogge del maggio passato. Inoltre, si stanno svolgendo le prove di concorso per assumere nuovi addetti: non è un buon momento".

Eppure, le lapidi affossate e annerite, le lastre commemorative rotte da piante selvatiche e le croci spezzate non sono opera del maltempo. Sono i segni dell’abbandono e del disinteresse.

Camminando per Trespiano, puoi vedere la lapide di un bambino, caduta dal muro, appoggiata distrattamente a una statua di pietra, che marca un’altra tomba. Oppure, le lettere arrugginite di un nome e la polvere incrostata tra le incisioni di una lastra. E ancora gli scalini consumati e spaccati quasi a metà, i fiori appassiti caduti e mai raccolti. Non importa se siano tombe nuove o vecchie di cent’anni: versano tutte nelle stesse condizioni.

"Mio zio è morto nel 2020. Se avessi saputo in che stato avrebbero tenuto la sua sepoltura, lo avrei tumulato da un’altra parte". A parlare è Sabrina Marconcini, una delle prime a denunciare la situazione del cimitero. "Non sono di Firenze - continua - e non posso venire spesso a occuparmi della tomba. Lunedì mattina ho visitato mio zio e ciò che mi sono trovata davanti era impressionante. Non sono stata capace di riconoscere la sua lapide a causa dell’erba alta".

Sabrina racconta e, nel corso della narrazione, la sua voce diventa aspra, rabbiosa. "Per raggiungere la tomba ho dovuto spostare l’erbaccia: come nella giungla. A prima vista, non sembrava neanche un cimitero, ma un campo, in aperta campagna.

Ogni tanto vedevi qualche croce che spuntava da quella specie di paglia e ti ricordavi di essere al cimitero. Uno schifo".

Poi, Sabrina ricorda di aver denunciato il degrado già mesi fa. "A febbraio, ero venuta a trovare mio zio e mi ero già accorta dell’erba alta. Ho mandato una mail al comune, ma non mi ha risposto nessuno. Quello che ho visto lunedì non era opera del maltempo. Secondo me, almeno da febbraio, nessuno ha toccato niente laggiù".

Sabrina confida un incontro avuto lunedì, vicino alla lapide di suo zio. "C’era un giardiniere, pagato dai parenti per tagliare l’erba almeno vicino alle tombe dei propri cari. Mi ha guardata e mi ha confessato di essere amareggiato e dispiaciuto per quella situazione, che colpiva me e centinaia di altre famiglie. Ha detto di non avere parole. Gli ho sorriso e ho continuato a cercare di sfoltire le erbacce con delle forbicine".