Registrazioni al rallentatore e banca dati del ministero ancora in attesa di un segno di vita da circa 5.200 strutture in tutta la provincia di Firenze. In pratica una su quattro fra hotel, b&b, agriturismi e titolari di affitti brevi ancora non è in regola con la richiesta del Cin. Cioè? Il Codice identificativo nazionale diventato obbligatorio per essere identificati per la promozione e la pubblicità dell’offerta di ospitalità. Ma il piatto ancora piange. Firenze infatti è tra le 20 province peggiori in Italia nella classifica delle registrazioni: su 21.090 strutture in banca dati, soltanto 15.893 hanno richiesto il CIn, circa il 75,36%. Ancora troppo poche visto che l’obbligo di richiesta scadeva il 1 gennaio, giorno in cui chi è fuori regola potrebbe ricevere sanzioni salate. La legge prevede una multa dagli 800 agli 8mila euro per la mancata esposizione. Ma questo non sembra preoccupare molte strutture fiorentine. Peggio di noi hanno fatto altre 19 province tra cui Teramo (71,8% di registrazioni), Cosenza (71,1%), Benevento (69,5%), Udine (57,3%), Lodi (72,9%) e Lecce (69,4%). Stringendo i confini a quelli regionali, Firenze è maglia nera insiema a Grosseto (73,7%): tutte le altre ‘sorelle’ toscane hanno fatto meglio. Analizzando i numeri del ministero del Turismo emerge anche un altro dato: il peso degli alloggi presenti solo a Firenze su Airbnb, rispetto al complesso delle strutture registrate dalla banca dati. Per capirsi, l’offerta di Airbnb in riva d’Arno è pari a 12.722 fra camere, appartamenti e stanze, mentre tutte le strutture ricettive registrate in provincia al ministero sono 21.090. Una cifra quest’ultima che però include anche hotel, bed and breakfast e agriturismi. Morale della favola: più del 60% di tutta l’offerta turistica della provincia di Firenze è composta dagli appartamenti in affitto nel capoluogo su Airbnb.
cla.cap