
La piena dell’Arno di venerdì sera
A difesa del reticolo idraulico, nell’ordinaria e straordinaria amministrazione, ci sono i Consorzi di bonifica. Bracci operativi di Regione e protezione civile al verificarsi di bombe d’acqua a tappeto come quelle che hanno colpito Firenze e la Piana nelle ultime ore. Con piogge così torrenziali c’è bisogno di impianti in grado di drenare quanto più possibile i terreni. Come le idrovore, un tipo di pompa usata per assorbire ed asportare grandi masse d’acqua, in particolare per opere di bonifica del territorio. Sono cinque quelle attive nel nostro comprensorio, lo specifica il Consorzio del Medio Valdarno, che alle 16 di ieri sono arrivate a "sollevare" oltre 11 milioni e 100mila metri cubi d’acqua. Già dalle 8 del 12 marzo, quella a Castelletti (Signa) ha iniziato a pompare le ‘acque basse’ della pianura tra Prato e Campi per sollevare in Ombrone fino alla soglia dei 4,7 milioni metri cubi. Altri 4,1 milioni sono stati assorbiti dalla pompa Viaccia a Signa, drenando le acque che arrivano da Calenzano, Sesto e Firenze per sollevarle in un canale emissario fino al Bisenzio. Restano quelle di Fosso di Piano (Signa), Crucignano a Campi (1,4 milioni di metri cubi tra Prato e Cambi per immettere le acque nel Bisenzio) e quella di Senice nel pistoiese. Sul comprensorio Firenze-Prato-Pistoia, il Consorzio ricorda "l’entrata in funzione di sistemazioni idrauliche che hanno certamente contribuito a limitare al massimo i danni". Come alla Mensola (tra Coverciano e Rovezzano): ben 3 casse d’espansione su un totale di 18 ettari progettate, appaltate e realizzate in due anni, ultimate nel 2019 al costo di 11 milioni. Altre due casse ‘a bocca tarata’ realizzate una decina di anni fa e costate 3 milioni per i torrenti Vingone e Soglia sono presenti a Scandicci: "Hanno funzionato bene tenendo sotto controllo i livelli del Vignone", si precisa dal Consorzio.
Oltre al Piano di attività di bonifica per il 2025 da poco meno di 25 milioni, il Consorzio ha in serbo la realizzazione di altre due casse d’espansione lungo il torrente Ema a monte di Cascine del Riccio e Galluzzo per un totale di 7,3 milioni. Più due nuovi lotti del progetto di rifacimento degli argini da 6,8 milioni per il torrente Marina tra Calenzano e Campi. Dalla Regione, invece, fanno sapere che in meno di un anno sono state realizzate opere per 122 milioni in sinergia con Comuni, province, città metropolitane, Genio Civile e Consorzi di Bonifica.
"Ma adesso abbiamo bisogno di mettere a terra un altro miliardo e cento milioni di opere, risorse di cui non sappiamo ancora nulla – chiarisce la Regione –. Questa stima deriva dal piano che la Regione Toscana ha presentato all’Unione europea insieme al Dipartimento nazionale di Protezione civile, è quindi validato dal Governo".
Quanto al ‘sistema di difesa Arno’, "a breve sarà inaugurato il secondo stralcio della cassa di espansione di Pizziconi, la più imponente opera di messa in sicurezza della legislatura. Con Pizziconi 2, nel comune di Figline-Incisa Valdarno, opera da 13 milioni di euro, che segue al primo stralcio Pizziconi 1 (da 19,70 milioni) conclusasi nel 2020, la cassa potrà convogliare 3,8 milioni di metri cubi di acqua".
Qualche dubbio sull’utilità dei concorzi sembra nutrirlo il capogruppo di Forza Italia in Regione Marco Stella: "Mi sembra evidente – osserva – che non svolgano al meglio il loro ruolo. La cosa migliore, per il bene di tutti, è quella di chiuderli e di creare una struttura unica per la tutela dell’assetto idrogeologico, in capo alla Regione. In Toscana, negli ultimi tre anni, sono esondati decine di fiumi e torrenti, e francamente non si capisce quale opera di pulizia e contenimento degli argini svolgano i consorzi di bonifica, se questi sono i risultati". Netta la replica dell’assessora regionale Monia Monni: "Stella ha tempo per le polemiche, io meno. Ho da lavorare per garantire supporto alla popolazione e ai comuni. Siamo ancora in allerta rossa in diverse zone della Regione. Il pericolo non è ancora passato".
Fra.Ing.