di Stefano Brogioni
FIRENZE
A distanza di quasi nove mesi dal crollo in cui sono morti cinque operai, le famiglie delle vittime di via Mariti sanno soltanto che c’è un fascicolo per quella strage. Ma contro ignoti. E che la procura ha affidato una consulenza ad un esperto, della quale però, per i non facili accertamenti e per il segreto istruttorio, non possono conoscere il contenuto.
Tornare a Firenze per la consegna dell’esito di una generosa raccolta fondi, è stata un’occasione di sfogo per i familiari delle vittime del cantiere Esselunga e, per i loro legali, un assist per sollecitare gli inquirenti.
"Siamo ancora qui perché dopo quasi un anno dall’evento drammatico non abbiamo avuto nessuna informazione neanche di iscrizione di un nome nel registro degli indagati", dice Paola Santantonio, legale della famiglia di Luigi Coclide, estratto dalla macerie prima di Mohamed El Ferhane, Mohamed Toukabri, Bouzekri Rahimi, Taoufik Haidar.
"Ho chiesto informazioni circa il deposito di una consulenza perché è stata nominata un’equipe di esperti però finora non abbiamo informazioni sul deposito - aggiunge il legale -. Presuppongo sia stata depositata perché i termini sono scaduti ed è stata chiesta anche una proroga degli esperti comprensibilissima vista la complessità della vicenda, però tuttavia siamo in attesa di avere qualcosa, per dare qualche risposta a questi parenti della vittime che giustamente ci chiedono continuamente informazioni che noi non riusciamo a dare".
"Al momento - prsegue - il fascicolo è coperto dal segreto istruttorio e non possiamo avere informazioni", sappiamo solo che "lo stato del procedimento è a ‘modello 44’ ovvero è ancora a carico di ignoti. È un pò sconfortante". Presente ieri anche Alessandro Taddia, presidente di Taddia Group, associazione che si occupa di risarcimento danni da infortuni sul lavoro, con i legali del gruppo che rappresentano altre tre vittime: Taoufik Haidar, Mohamed El Ferhane e Bouzekri Rahimi. "La situazione delle indagini - spiega Taddia - fa sì che ancora il pubblico ministero non dia l’accesso agli atti perché sta ancora compiendo tutte le procedure che deve ovviamente compiere per cercare quale sia stato l’errore". "Il committente sicuramente è stato una parte in causa, però bisogna capire quale sia stata l’impresa e chi e cosa hanno commesso, quindi un errore sicuramente c’è stato da parte di chi tentava di costruire questo immobile". Parlando delle tempistiche, Taddia ha spiegato che "purtroppo saranno lunghe perché ci sono troppe persone coinvolte, quindi più imprese coinvolte fra appalti e subappalti, quindi sicuramente è una situazione un po’ più lunga del solito".
Per molti esperti della materia, la chiave del crollo sta tutta in quella trave "sbagliata", un gigante lungo circa venti metri e pesante cinque tonnellate. Che la dinamica che ha innescato il crollo (che gli esperti definiscono “pancake“, quando la struttura cade su stessa) abbia avuto l’elemento scatenante nel sostegno - il cosiddetto dente - quando sul piano si è aggiunto il peso della ’gettata’, è un altro elemento pressoché assodato: anche il video, uno dei tanti acquisiti nel corso delle indagini, dimostra il momento in cui, dall’esterno, si nota l’inizio del cedimento della mensola e il via alla caduta del solaio su cui gli operai stavano lavorando. Chi era in alto è riuscito a salvarsi, dopo essere arrivato al vicino pronto soccorso di Careggi inzuppato nel cemento fresco. Tra i tanti punti da chiarire, anche quello della sicurezza: è normale che si trovassero contemporaneamente in quel punto del cantiere, professionalità diverse? C’è stato il giusto coordinamento? Le risposte sono attese da diversi mesi.