Firenze, 31 marzo 2015 - Un altro tasto dolente che riguarda il Mercato delle Pulci e dell'Antiquariato di piazza dei Ciompi è quello relativo alle concessioni. Secondo quanto scritto nella sentenza del Tar gli stand nella piazza sono gestiti da “operatori economici che gestiscono in forza di regolari concessioni rilasciate dal Comune di Firenze attività di commercio ambulante in sede fissa negli stand commerciali posti all’interno del mercato storico antiquario situato in piazza dei Ciompi”. Il punto è che con la direttiva europea 2006/123/CE, meglio conosciuta come Bolkestein, l’Unione Europea dispone che le procedure amministrative sulle autorizzazioni vengano uniformate a tutela della libertà di stabilimento di nuove imprese. Niente più licenze o concessioni permanenti, dunque.
La Regione nel 2013 è riuscita a rinviare il problema di qualche anno garantendo le concessioni per altri 12 anni senza bandi ma a breve sarà necessario mettere tutto a gara. Per ora la Regione ha sempre affermato che comunque le nuove procedure di selezione premieranno l’esperienza professionale degli operatori ipotizzando un 40% del punteggio a chi, al momento del bando, è già titolare di concessione. Ma le concessioni sono tante e non è detto che il numero che sarà scelto per la gara per il mercato dei Ciompi per esempio sia lo stesso di quello attuale.
Gli ambulanti sono preoccupati. “Per noi di concreto c’è solo la legge Bolkestein - afferma Elisabetta Morelli, nella piazza dal 2002 - che nel 2017 ci azzera le concessioni”. Scadenza dietro l’angolo per gli antiquari di piazza dei Ciompi visto che la fine complessiva dell’operazione architettata dal Comune potrebbe giungere proprio alla vigilia di questa data. “Natale 2016”: praticamente 2017. “Nel 2017 c’è una legge che è la Bolkestein che prevede che le concessioni vadano in scadenza e che quindi vengano fatti nuovi bandi - argomenta il presidente del Quartiere 1 Maurizio Sguanci -. Ora di qui al 2017 non sappiamo se qualcosa cambierà. Al momento però la legge prevede questo. C’è quindi un possibile rischio”.
IL MIRAGGIO DEL PROJECT FINANCING - A differenza dello scenario odierno sul futuro della piazza delineato dal Comune, a una prima impressione poco condiviso, il project financing ipotizzato tra il 2009 e il 2014 metteva d’accordo un po’ tutti. Intanto, assicurava agli ambulanti, che dal 2006 si erano costituiti in Consorzio, un alleggerimento del suolo pubblico per alcuni anni e le concessioni delle attività per altri vent’anni. Per il Comune avrebbe comportato solo l’onere della ripavimentazione della piazza perché lo smaltimento del vecchio mercato e il rifacimento delle nuove strutture sarebbero stati a carico del Consorzio. Aveva visto coinvolti nella sua progettazione anche i residenti perché era collegato a un’assemblea dei 100 Luoghi lanciati da Renzi. “Un anno e mezzo di riunioni per scegliere un progetto”: ricorda la ormai ex presidente del Consorzio Francesca Andreini - ex perché a fine 2014 l’ente è stato sciolto. Il primo scelto era quello dell’architetto Claudio Nardi, poi bocciato perché intendeva spostare il mercato nel giardino del Gratta. L’ultimo progetto approvato era quello dell’architetto Guido Ciompi, che vive e ha lo studio proprio nella piazza. L'architetto Ciompi ha seguito la questione dal 2009 mettendosi a disposizione gratuitamente. Nella primavera dell'anno scorso il tutto è poi naufragato, dopo essere stato annunciato come imminente dal Comune a fine gennaio 2014.
“Per il Comune il project risultava una soluzione fattibile se avesse avuto un 5 o 10% di redditività - spiega Elisabetta Morelli -: cosa che per noi non era assolutamente proponibile perché il nostro investimento non aveva scopo di lucro, ma era solo per il mantenimento delle nostre attività. Solo poi lavorando ognuno nel proprio chiosco avremmo ripagato l’investimento. Cioè, il project per noi era solo un modo per avere il chiosco nuovo, non aveva altro scopo". Così, gli ambulanti della piazza alla richiesta di un approccio più 'imprenditoriale' hanno deciso di ritirarsi: "Non ce la siamo sentita: non siamo imprenditori. Per noi era un investire sulle nostre attività. Per questo l’abbiamo ritirato, nonostante il progetto corrispondesse alle nostre esigenze”.
Ma il problema rimane. “Le strutture erano già da rifare nel 2002 quando ho comprato io la concessione - racconta Elisabetta Morelli -. In questi tredici anni, un po’ per il pino nel mezzo che ha rotto tutto, un po’ perché essendo strutture precarie si stanno sciupando in maniera evidente, purtroppo il fatto che ogni due anni venisse fuori un progetto diverso ha fatto sì che anche noi si fosse un po’ meno propensi alle manutenzioni che si aspettasse l’imminente soluzione. In realtà in tredici anni la soluzione non è mai venuta. Ne sono abortite diverse. L’ultima, quella del project financing”. L’ultimo incontro che gli ambulanti hanno avuto con il Comune risale a settembre 2014.
“Se il Comune mi dice, come ha detto a te perché a me non ha detto niente - conclude Elisabetta Morelli -, che fa una tettoia, se trovo un chiosco che mi costa il giusto ce l’ho metto. Se da qui a quando il Comune decide io non riesco a vender niente e vado sotto con le spese, posso anche portare la concessione in Comune. Qui è una questione di sopravvivenza”.