REDAZIONE FIRENZE

Clet: "Firenze deve puntare sui propri talenti"

A colloquio con il celebre artista, famoso nel mondo per le reinterpretazioni della segnaletica stradale

Clet Abraham nel suo studio in San Niccolò

Firenze, 5 maggio 2021 - “La pandemia mi ha costretto a rallentare i ritmi e scoprire una Firenze diversa, popolata da tante persone straniere, o comunque non nate qui: americani, asiatici, ma anche gente proveniente da altre regioni. Per cui c’era questa cosa straniante: da una parte la tristezza nel vedere un quartiere bellissimo, come San Niccolò, letteralmente svuotato dai suoi abitanti. Dall’altra la sensazione di non essere solo perché, paradossalmente, erano proprio gli stranieri a tenere vivo il centro. Clet Abraham è un artista di fama internazionale con base in Oltrarno. I suoi lavori sui cartelli stradali fanno parte da anni del panorama urbano fiorentino e sono conosciuti in tutto il mondo. E’ arrivato a Firenze una quindicina di anni fa. “Mi ci sono trovato in maniera abbastanza casuale” racconta. “Vivevo in Casentino, poi quando mi sono separato e cercavo una dimensione più urbana, ma non troppo distante, per stare vicino a mio figlio. Firenze era la città più vicina e sono venuto qui. Poi mi sono innamorato di San Niccolò, dello spazio che è diventato il mio studio. Alla fine sono rimasto. Anche perché mi piace questo posto, mi piace la gente di Firenze, soprattutto quella semplice, l’anima popolare”. Secondo te su cosa dovrebbe puntare la Firenze del prossimo futuro? Innanzitutto riportare la residenza in centro. La città in questi anni si è svenduta al turismo degli affitti brevi, e di conseguenza i fiorentini non ci abitano quasi più. D’altronde non mi sento nemmeno di giudicare il piccolo proprietario che decide di dividere in due la casa, affittando ai turisti, per guadagnare qualcosa. Il problema è che lo fanno tutti, e fanno solo questo. Dunque ti ritrovi una città senza più un’anima. O meglio, paradossalmente, quel poco di anima che le rimane gliela danno gli stranieri che continuano ad abitare il centro, come dicevo. Quindi, secondo me, bisogna incentivare gli affitti a lungo termine soprattutto per le giovani coppie. Senza però perdere la dimensione dell’internazionalità, perché Firenze, pur essendo una piccola città, in fondo è un porto, una città aperta al mondo. E questa cosa va assolutamente preservata. Non sono un politico o un tecnico della materia, ma immagino che ci siano i modi per farlo: ad esempio lavorando sulla leva fiscale. E poi? Serve investire maggiormente sulle energie che ci sono qui. Penso ad esempio al mio settore, al campo dell’arte, della creatività. Si continuano a richiamare progetti artistici internazionali di nomi altisonanti. Sembra quasi che i nostri amministratori non siano capaci distinguere cosa è bello e cosa è brutto, il buono o il cattivo. E quindi per risolvere il dilemma preferiscono invitare il nome di grido. Che poi magari fa cose improponibili, perché chi è famoso viene chiamato dappertutto e quindi ha tantissimi lavori da fare per cui non riesce a seguirli con la dovuta attenzione. Mentre ci sono delle energie locali che potrebbero essere valorizzate, dando loro le giuste opportunità e i giusti spazi. E questo vale per tutti i settori. Ecco, spero che in futuro Firenze sappia valorizzare i propri talenti.