
Aperto un fascicolo per morte in conseguenza della cessione di sostanze stupefacenti. Per gli esiti da attendere una trentina di giorni. Da valutare se i due decessi siano collegati.
FIRENZE
Potranno essere decisivi gli esami tossicologici, affidati dalla procura al medico legale Beatrice Defraia, per chiarire come sono morti, e se c’è una relazione fra i decessi di Marco Amaranto e Ciro Abbate, i due clochard di 58 e 63 anni, “residenti“ in piazza Tasso dove sono stati trovati privi di vita a distanza di poche ore, tra mercoledì sera e giovedì mattina.
Ieri, infatti, riguardo alla morte di Amaranto, la seconda in ordine cronologico, la pm Lucia D’Alessandro ha affidato l’incarico, ipotizzando il reato di morte come conseguenza di altro reato, legato allo spaccio di stupefacenti.
Anche il pm Andrea Cusani ha aperto un fascicolo con identico titolo di reato per Ciro, ma ha disposto al momento solo un esame esterno della salma riservandosi in seguito eventualmente di procedere con accertamenti più approfonditi.
Per la risposta del tossicologico serviranno almeno una trentina di giorni.
L’ipotesi investigativa mira quanto meno ad escludere che il loro tragico destino possa essere accomunato da una dose di droga letale. In prossimità delle loro panchine sono stati infatti trovati resti del consumo di eroina, resta tuttavia da stabilire se siano stati loro a consumarla. Parallelamente, vanno avanti gli accertamenti per capire se in quella piazza girino anche dei pusher.
I due senzatetto, diventati volti noti della piazza che è anche il ritrovo di famiglie e bambini, erano ospiti da anni del vicino Albergo popolare.
Il rione di San Frediano, che li aveva adottati, giovedì sera è sceso spontaneamente in piazza per ricordarli. Anche l’arcivescovo Gambelli ha rivolto la sua preghiera ai tanti “invisibili“ presenti in città.
Il corpo di Marco è stato trovato giovedì mattina intorno alle 8 da un’infermiera fuori servizio, insospettita dalla carnagione troppo bianca dell’uomo. Ciro ha avuto un arresto cardiaco mercoledì alle 22: hanno cercato di soccorrerlo, ma all’arrivo del 118 non c’era più niente da fare. erano due uomini fragili ma profondamente legati a San Frediano e ai suoi residenti.
Ciro aveva 63 anni ed era originario di Napoli. Ma ormai era diventato, per tutti, un sanfredianino d’adozione. In tanti si fermavano a parlare con lui, a scambiare una battuta, a chiedergli come stava. Aveva un modo di fare gentile, accogliente. Era conosciuto e benvoluto da chi vive e frequenta ogni giorno piazza Tasso.
Era seguito dai servizi sociali del Comune e aveva trovato accoglienza all’Albergo Popolare. Diversa, ma altrettanto complicata, la storia di Marco. La sua era un’esistenza segnata da grande fragilità e da un percorso sociosanitario complesso. Anche lui era ben conosciuto dagli operatori che lo seguivano da anni, cercando di aiutarlo con progetti di accoglienza, inserimento lavorativo e percorsi di cura. Ma lui, alla fine, preferiva sempre la “libertà“.