SANDRA NISTRI
Cronaca

Cnr, precari in agitazione. A rischio 50 ricercatori: "Garanzie per il futuro"

Tutti chiedono di essere stabilizzati: "I nostri contratti sono in scadenza. Dal Pnrr milioni per nuovi progetti che rischiano di non essere conclusi".

Cnr, precari in agitazione. A rischio 50 ricercatori: "Garanzie per il futuro"

La protesta alla sede romana del Cnr in piazza Aldo Moro

C’è chi ha alle spalle dieci o quindici anni di precariato oltre che 40 o più anni d’età. Insieme a famiglie e figli a carico. Sono i ricercatori del Cnr che, da anni, attendono di essere, finalmente, stabilizzati. Le stime parlano di circa 4.000 situazioni di questo tipo a livello nazionale e di una cinquantina al Dipartimento fiorentino del Consiglio nazionale delle Ricerche all’interno del polo scientifico di Sesto Fiorentino. Un piccolo ‘esercito’ che, da alcune settimane, sta effettuando un’assemblea permanente con presidio nella sede romana del Cnr in piazza Aldo Moro culminata, tre giorni fa, in una grande manifestazione di protesta. "La legge Madia del 2020 che prevedeva la stabilizzazione dei precari è stata prorogata al 31 dicembre 2026 – spiegano alcuni ricercatori del Cnr a Sesto che fanno capo al movimento Precari Uniti – ma la presidenza del Cnr non ha intenzione di procedere con le stabilizzazioni per un problema di risorse che non ci sarebbero come ci ha detto, nell’incontro del 28 novembre scorso, la presidente Carrozza. In realtà i 50 milioni che occorrerebbero potrebbero essere trovati facendo scelte diverse. Il problema è che la maggior parte di noi ha ormai esaurito da tempo il limite entro il quale è previsto il passaggio a un tempo indeterminato, che secondo l’Europa dovrebbe essere di tre anni, e che i nostri contratti, per l’80% dei casi, scadono entro il 31 dicembre 2025 o, in pochi casi, entro il 31 marzo successivo".

Altro dato paradossale denunciato dai ricercatori è quello legato ai fondi Pnrr: "Dal piano nazionale – dicono – anche al Cnr sono arrivati milioni di euro e sono stati utilizzati per l’acquisto di strumentazione e macchinari all’avanguardia e l’attivazione di progetti di cui ci occupiamo che, ora, rischiano di non poter essere conclusi. Fra l’altro un migliaio di contratti a tempo indeterminato sono legati proprio a contratti del Pnrr".

Al momento, dunque, lo scenario sembra piuttosto buio: "Da quanto riferiscono i sindacati – proseguono i ricercatori sestesi – da parte della ministra dell’Università e della ricerca Bernini ci sarebbe una disponibilità per partire con la stabilizzazione almeno dei più anziani che hanno sforato i dieci anni di precariato ma non abbiamo risposte certe. Come ci ha detto la presidente Carrozza poi ora sarà bandito un concorso con 94 posti, da cui però ne dovranno essere sottratti 25 destinati all’area biomedica. Una percentuale infinitesima rispetto ai 4000 precari che attendono o almeno ai 2500 con più anzianità. Entro il 2028 ci saranno anche 1500 pensionamenti che, però, potranno essere ripianati solo per il 75%, quindi 1100 posti in totale. Ma, visto che i nostri contratti sono in scadenza, anche se dovessimo alla fine rientrare in questa partita come vivremo per i prossimi tre anni?".