
Cocktail e market, addio botteghe: "Un ristorante ogni cinquanta metri. L’Oltrarno è in mutazione genetica"
di Carlo Casini
Vecchio Oltrarno delle botteghe, sei ormai un ricordo. Al loro posto localini da salasso e anonimi market etnici a uso e consumo del turista per quella San Frediano quartiere più cool del mondo. Ma non a dimensione di fiorentino: in quei vicoli dove volavano battute e ‘c’ strascicate dalle finestre, sono quasi sparite le case di artigiani e operai per far spazio ad affitti giornalieri. "È cambiato tutto, quando ero bambino le strade riconoscevi dall’odore dei laboratori – ricorda Marco, 60 anni, sanfredianino fuggito a Bagno a Ripoli – quello di segatura in via dell’ Ardiglione, quello di metallo in piazza Piattellina, quello di caffè per la torrefazione in via Santa Monaca".
"Già negli anni ‘90 dissi al sindaco di vincolare queste botteghe a uso artigianale. Ora lo ripongono, ma andava fatto prima che le vendessero", spiega Andrea Giacomini, 75 anni, storico commerciante prima cocomeraio in piazza Santo Spirito, poi ortolano in via delle Caldaie e oste in via dell’Orto, oggi in pensione. "Erano tutti artigiani e non solo nelle botteghe, anche nelle case e nelle cantine – racconta – ora non c’è più nulla hanno comprato palazzi interi e li hanno dati ai turisti. Il processo è iniziato 60 anni fa e ha avuto un’accelerata mostruosa negli ultimi venti". Anche Andrea è stato ristoratore, ma pensava ai fiorentini: "La storica Osteria Paradiso, chiusa due anni fa. Ero l’unico che offriva un menù a 5 euro, lo facevo per fare un servizio ai più bisognosi". Affiorano i ricordi: "Qui c’era un fioraio e questa lavanderia a gettoni era un meccanico, accanto c’era un tabaccaio", indica in piazza Piattellina. Continua in via Santa Monaca: "Sopra l’asilo Fioretta Mazzei mio zio faceva i lampadari, qui all’ angolo erano tutti orefici e argentieri, qui c’era un calzolaio, ora è un garage; dove c’è questa Conad, c’era Lancillotti che faceva i motori e il fabbro Galloro, accanto i corniciai Macaluso. All’ angolo di via dell’Ardiglione, quel b&b erano due botteghe di restauratori". "Questo è il più curioso – mostra la fototessera automatica all’incrocio con via dei Serragli – era il macellaio che aveva la bottega al primo piano e calava le borse della carne al banco qui giù con la corda". In via Sant’Agostino su 49 fondi, 16 sono ristoranti: "Al loro posto ricordo l’elettricista Poggiali, l’ortolano Colavicchi, il pizzicagnolo, la tintoria…". Ma è piazza Santo Spirito, cuore del rione, la sconfitta totale. Tutte le vecchie attività sono diventate locali notturni: "La carrozzeria, il corniciaio, il cappellaio, il civaiolo, il barbiere, erano quasi tutti fondi artigiani".