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Come un elemento grafico può dare un senso all’inclusione? Scopriamo l’origine dello schwa

Dall’ebraico shĕwā che vuol dire "nulla" alla diffusione oltre i confini linguistici di oggi

Lo schwa è il suono che corrisponde alla vocale media per eccellenza e la sua rappresentazione nell’Alfabeto Fonetico Internazionale (IPA) è la seguente "ә" , una "e" rovesciata, ma che può ricordare anche il carattere "a" in stampatello.

L’attuale diffusione di questo carattere è dovuta alla necessità di rendere i termini che usiamo per comunicare più rispettosi dei valori dell’inclusività e delle parità di genere.

Per questa ragione alcuni linguisti e studiosi hanno sentito la necessità di abolire la predominanza dell’utilizzo del genere maschile, quando ci si rivolge ad un gruppo misto.

Lo schwa sembra comparire attorno al Novecento nella lingua ebraica medievale parlata. Il termine deriva dall’ebraico shewa e vuol dire "nulla", perché è un suono che si fa con la bocca a riposo.

È stato Johann Andreas Schmeller, un linguista tedesco, a recuperare questo carattere nel 1821 per dare un simbolo e una pronuncia a una lettera molto breve del tedesco bavarese.

Fu lui a inventare il simbolo che conosciamo oggi per lo schwa.

Successivamente, il simbolo "ә" fu recuperato dall’esperto di fonetica Alexander John Ellis che lo utilizzò per la lingua inglese, dove oggi è il simbolo più utilizzato.