BARBARA BERTI
Cronaca

"Com’era umano, lui" . Fantozzi, maschera eterna

Il fiorentino Francesco Merciai nel Laboratorio Puccini con l’omaggio a Villaggio

"Com’era umano, lui" . Fantozzi, maschera eterna

"Un’orazione funebre a Fantozzi in cui ripercorro i momenti famosi riprese dai libri e dai film dedicati al famoso ragioniere". A dirlo è l’attore fiorentino Francesco Merciai che il 25 gennaio (ore 21,30) nel Laboratorio Puccini (dell’omonimo teatro in via delle Cascine a Firenze) porta in scena "Com’era umano, lui!", una produzione La Macchina del suono con la regia di Lorenzo Degl’Innocenti.

Merciai, chi era Fantozzi?

"L’emblema dell’eterno escluso, perdente e pure bruttino. Il ragioniere Fantozzi Ugo, rigorosamente prima il cognome e poi il nome, era un impiegato, anzi, un sottoposto esemplare. Sottomesso, asservito ai suoi amati ’megadirettori galattici’. Mai una volta che si sia azzardato ad alzare il capo, pena la crocifissione in sala mensa. Aveva una famiglia, anche quella bruttina: una moglie, tale ’Signora Pina’ e una babbuina, pardon una figlia".

Il ragioniere era politicamente scorretto: oggi avrebbe avuto qualche problema...

"Molto scorretto ma allineato ad alcune linee politiche attuali. Come disse il compianto Paolo Villaggio, se nascesse oggi voterebbe Lega".

Come nasce questo spettacolo?

"Ho pensato di fare un omaggio a Villaggio. Così ho ripreso i momenti cult dai film e soprattutto dai libri, visto che lui era un grande scrittore. E ho pensato che la cosa più fantozziana fosse un’orazione funebre. Nello spettacolo lo ricordano con affettuoso disprezzo i colleghi: dal ragionier Filini al geometra Calboni senza dimenticare la Signorina Silvani".

Perché piace così tanto la figura di Fantozzi?

"L’indole dell’essere umano è un po’ ’cattivella’: a chi non piace ridere delle disgrazie altrui? Ma forse il segreto è un altro: Villaggio ha impersonificato la distruzione del sogno italiano degli anni Sessanta. Ed è l’unica maschera che è riuscita a stare al passo con i tempi, anzi un passo avanti. C’è sempre qualcuno che si identifica in lui. Poi Fantozzi piace perché da un lato fa la carogna con chi non si può difendere e dall’altro incassa e subisce ma non si arrende. Ci prova, ci spera e questo fa dire: se ce la può fare lui, allora possiamo farcela tutti".