
Segue dalla Prima
FIRENZE
Facciamola breve: i commercianti già da qualche giorno studiano un piano B, con il sostegno delle tecnologie, per riprendere per il bavero della giacca le loro attività una volta che il Governo, con movimenti lenti e chirurgici, inizierà a girare la toppa nella chiave della porta di tutti per concedere le prime libertà dopo settimane di quaratena giusta e forzata. In parole povere in tanti, visti i tempi lunghi per ritrovare distanze umane accettabili, stanno studiando l’ e-commerce, il commercio a distanza, quello cioè che non si fa al bancone del negozio ma davanti allo schermo di un pc o di un tablet.
ll mezz’etto di stracchino si ordinerà dalla cucina, la camicia si selezionerà dal salotto, il trapano per i lavori in casa si sceglierà direttamente dalla sdraio del giardino. Di qua l’acquirente, di là il commerciante. In mezzo uno shermo e dei tasti da premere. Sarà una piccola grande rivoluzione dai contorni ancora inevitabilmente incerti.
Un po’ tutti, d’altronde, si saranno accorti che la Fase 2 è in qualche modo già cominciata. Da settimane infatti, complice l’isolmento forzato e la straniante mancanze di strette di mano e pacche sulle spalle, hanno fatto sì che moltissime persone abbiano iniziato a cercare soluzioni tampone via internet. La birretta con gli amici, ad esempio, si beve nella videochat di gruppo dove tra scherzi e battute si prova d esorizzare la paura e ad illudersi di sedere ancora tutti insieme. E tralasciando i momenti ludici come non accorgersi del proliferare di social cui fanno riferimento molti lavoratori costretti dall’emergenza allo smarworking, cioè in sostanza al lavoro da casa?
Molte cose sono già cambiate nei rapporti e nei modi di relazionarci tra noi. Un’autentica trasformazione che ci aiuta a capire meglio Marco Pericci, giovane freelance fiorentino che lavora nel settore digitale. Pericci, che è anche presidente della federazione Comunicazione e Ict di Confartigianato Imprese Firenze, lavora per il web marketing in cui fa attività di consulenza per piccole e medie imprese e start up e fa attività di assistenza nello sviluppo commerciale di queste. "In questo periodo sono cambiate tantissime cose nella mia attività. – dice Pericci – Il mio telefono squilla di continuo e io lavoro praticamente 14 ore al giorno".
Il motivo è facilmente intuibile. "L’emergenza del coronavirus ha portato molte persone a dover riorganizzare il proprio lavoro. – prosegue – In tanti mi chiedono semplici consulenze per lo smart working anche se spesso non sembrano molto interessate a questa tipologia di attività ma vogliono più che altro risoLvere degli impicci, altre persone invece iniziano a vedere il digitale come una scommessa". "Chi? – aggiune poi – Non parlo di grandi aziende, spesso anche il titolare di un negozio di alimentari o quello di uno di abbigliamento inizia a chiedersi come affrontare la fase 2 e ad interessarsi delle potenzialità dell’ E-commerce".
"L’impatto di questa crisi sui modi di concepire il web lascerà un segno, credo sarà un’onda lunga da sfruttare" conclude Pericci.
Le imprese, ora davanti a un bivio, si trovano giocoforza costrette a scommettere su qualcosa di diverso rispetto a quello che finora è stato. Gli effetti di questa rivoluzione rappresentano comunque ancora un grande punto interrogativo.