NICCOLO' GRAMIGNI
Cronaca

Il Comune di Firenze: “Su Sollicciano parlano i fatti”

Dopo le critiche alla politica, Palazzo Vecchio si difende

Il Comune di Firenze: “Su Sollicciano parlano i fatti”

Il Comune di Firenze: “Su Sollicciano parlano i fatti”

Firenze, 2 marzo 2025 - "A chi non riconosce l'impegno sul carcere di Sollicciano da parte dell'amministrazione e delle associazioni del Terzo settore rispondiamo che sono i fatti a parlare", "ribadiamo che la situazione del carcere di Sollicciano è inaccettabile e che le condizioni in cui versa il penitenziario fiorentino sono disumane e prive di dignità per i detenuti e per chi vi lavora. Serve con urgenza, e per questo rinnoviamo l'appello al Governo, una direzione stabile che renda più semplice la gestione di una situazione così complessa".

Lo afferma l'assessore al welfare del Comune di Firenze Nicola Paulesu in riferimento al dibattito sul carcere di Sollicciano. A proposito degli interventi fatti, dichiara Paulesu in una nota, "c'è un coordinamento tra pubblico e organizzazioni del Terzo settore e c'è una forte collaborazione e attenzione al tema da parte del Comune anche con la diocesi attraverso la Fondazione Solidarietà Caritas e i suoi progetti". Il Comune, si ricorda da Palazzo Vecchio, collabora con Caritas per 'Il Samaritano', una struttura di accoglienza che si occupa di misure alternative al carcere. C'è anche l'impegno su 'Casa Ginestra' per persone a fine pena, o per 'Casa Mimosa' che accoglie donne con misure alternative al carcere o fine pena.

Il Comune collabora con Caritas anche per la messa in prova e per scontare la pena facendo attività sociali, o anche col volontariato quotidiano in carcere e il sostegno attraverso materiali di prima necessità. "Siamo consapevoli - conclude Paulesu - che non è sufficiente, e che il cammino da fare sia ancora molto lungo. Ma, per quanto di nostra competenza, siamo al lavoro per incrementare ancora i nostri servizi con progetti di accoglienza per il fine pena e sull'attivazione di percorsi a supporto delle detenute vulnerabili e delle madri, con un sempre maggiore collegamento tra operatori sociali e sistema di accoglienza, valutando caso per caso le situazioni individuali. La collaborazione è anche con altre associazioni del territorio con cui facciamo un lavoro prezioso per l'inclusione dei detenuti".