"Il report è chiaro, gli stranieri stanno contribuendo al ringiovanimento della popolazione e sipresentano sempre di più come il fattore X che potrà spazzare via il calo demografico". Il sociologo Vincenzo Scalia, professore all’università di Firenze, non ha dubbi sull’affresco dipinto dal nuovo studio sul numero di residenti stranieri in città.
Professore, lo studio mostra un cambiamento in atto?
"Sì, un cambiamento netto. Ancora più limpido se si guarda come sono distribuiti i nuclei familiari tra le diverse nazionalità"
Ovvero?
"Si nota una decrescita delle etnie che storicamente risultano essere quelle prevalenti"
Ad esempio?
"Ci si aspetterebbe di trovare le famiglie albanesi oppure quelle maghrebine in testa, dato il forte radicamento di queste nazionalità. Invece non è così"
E perchè?
"Sono entrate in gioco le seconde e terze generazioni di immigrati. Hanno i genitori stranieri ma sono cittadini italiani. Logicamente nello studio non vengono considerati immigrati"
Perchè i cittadini stranieri scelgono una città rispetto alle altre?
"I fattori sono molteplici e a volte si concatenano. Sicuramente c’è un lato occupazionale che influenza le migrazioni. Diciamo che la tipologia di domanda di lavoro della zona si ripercuote sul tipo di etnia presente.
Qualche esempio?
"Nella classifica troviamo la nazionalità rumena in testa, e in città c’è tanto lavoro nell’edilizia. Settore storicamente coperto da questi cittadini. C’è molta domanda di servizi alle persona, come badanti o addetti alle pulizie, e infatti una bella fetta in città è composta da filippini e peruviani. I cinesi invece tendono ad operare nel settore turistico con piccoli ristoranti e bar. Ma il lavoro non è tutto"
In che senso?
"Esistono le catene familiari e si tende ad emigrare dove è già esistente una comunità. Una sorta di flusso che tende ad autoalimentarsi"
Cambiando anche la demografia nei quartieri?
"E’ un fattore storico, gli immigrati tendono a vivere nelle zone periferiche. Ce lo insegna la scuola sociologica di Chicago. Lo Stato deve essere bravo a fare politiche inclusive e abitative che evitino di creare tensioni con i residenti".
Pensa all’immigrazione come un’opportunità per Firenze?
"Assolutamente sì. Innanzitutto culturale, la diversità arricchisce. Poi dal lato occupazionale con l’aumento della forza lavoro disponibile.
Gab.Man