Duccio Moschella
Cronaca

Betori sarà in Conclave. L’arcivescovo emerito: “La chiesa di papa Francesco in uscita, ora patrimonio di tutti”

Ricordi personali degli incontri con Francesco e riflessioni sul futuro. “Sempre affabile e molto diretto. Con la bellezza e la carità ci ha letto nel cuore”

Betori sarà in Conclave. L’arcivescovo emerito: “La chiesa di papa Francesco in uscita, ora patrimonio di tutti”

Firenze, 22 aprile 2025 – È arcivescovo emerito dal 18 aprile dell’anno scorso, ma da cardinale entrerà in Conclave per eleggere il successore di Papa Francesco, un pontefice che ha avuto modo di incontrare in più occasioni a Firenze, Barbiana e Loppiano, e con il quale ha collaborato nelle Congregazioni vaticane come quella delle cause dei Santi. Giuseppe Betori, 78 anni nel febbraio appena passato, alterna ricordi personali a riflessioni sul futuro della chiesa in una lunga intervista registrata per Rai Regione. In particolare c’è un aspetto del pontificato di Papa Francesco destinato a durare: quello della chiesa in uscita.

“Abbiamo affrontato tanti dopo. Sembrava impossibile un dopo Giovanni XXIII, un dopo Giovanni Paolo II, invece la Chiesa ha sempre trovato dal Signore il modo di ricostruire il futuro in modi diversi. Ci aspettiamo ancora qualcosa di nuovo. La chiesa in uscita resterà perché penso sia un patrimonio più profondo. D’altra parte il cardinale Bergoglio lo aveva detto fin dalle Congregazioni, le riunioni con i confratelli, che precedono il Conclave. Già lì utilizzò l’immagine della chiesa in uscita che fu molto apprezzata e che poi è diventata una cifra fondamentale del suo pontificato e credo che questo ormai appartenga alla Chiesa. Non è più di Papa Francesco, ma appartiene alla Chiesa”.

T15CZZ-D
Il cardinale Betori con Papa Francesco sulla papamobile il 10 novembre 2015 (foto New Press Photo)

Per il resto, sull’elezione passata, è silenzio: “Del Conclave non posso dire nulla perché siamo legati da uno strettissimo vincolo di segretezza, ma una cosa sì perché è successa fuori. Mentre stavamo entrando nella Cappella Sistina per eleggere il successore di Benedetto XVI, mi chiese di dove ero e risposi che ero arcivescovo di Firenze, al che mi confidò di non essere mai stato a Firenze. Allora gli dissi: “Venga, venga”. Non immaginavo che sarebbe venuto da Papa, ma qualche avvisaglia c’era. Non è che non fosse tra coloro sul quale si fossero puntati gli sguardi fin dall’inizio”.

Papa Francesco, le foto della messa allo stadio Franchi di Firenze (New Press Photo)

A livello personale, sono due i principali ricordi dell’arcivescovo emerito: “Il primo quando nel suo meraviglioso discorso in Cattedrale nel 2015 ha saputo cogliere proprio l’anima della storia fiorentina con i riferimenti all’immagine del Cristo nell’alto della cupola del Brunelleschi e l’altro della medaglia spezzata dei bambini che venivano affidati all’Istituto degli Innocenti. E proprio con la bellezza e la carità ci ha letti nel cuore, avendo anche una profonda risposta di affetto da parte della gente. E poi l’altro più intimo, nell’incontro con la figura di don Milani, in cui ce lo ha restituito nella maniera piena con cui don Lorenzo avrebbe voluto: come prete, come uomo di chiesa, come uomo dei poveri. Ha sottolineato questa unità tra la dimensione di fede e la dimensione sociale di Milani, legate tutte all’appartenenza alla chiesa. E anche questo è stato un grande messaggio per noi, per non disperdere un’eredità così viva”.

Ma c’è stato anche un altro incontro “molto bello, mesi dopo, è stato con tutta la chiesa fiorentina a Roma, una visita in cui abbiamo potuto esprimere la nostra fedeltà al Papa. Dobbiamo ringraziare il Signore per tutta la bellezza della personalità di quest’uomo che Dio ci ha donato, dall’altra però ogni Papa è pastore della Chiesa e quindi lo seguiamo in questo ministero che il Signore gli ha affidato”.

Fotocronache Germogli

Nei momenti privati, “ricordo la sua attenzione, l’uno verso l’altro. La dimensione personale è sempre stata importante per lui, molto affabile, ma anche molto diretto, schietto. In questo mi sono trovato molto bene, sempre molto costruttivo prima con la Chiesa italiana, poi anche con la nostra Chiesa fiorentina. Ci lascia in eredità fondamentalmente un messaggio di misericordia anzitutto, e poi di speranza; cioè la fiducia nel Signore che è pieno di misericordia, ma è anche capace di rinnovare il mondo. E allora dobbiamo metterci fiduciosamente nelle mani del Dio misericordioso e il mondo può cambiare”.