Concorsopoli a Careggi. Rebus sull’abuso d’ufficio

Nella prossima udienza verrò discussa la la questione di legittimità costituzionale sollevata dal pm. Le difese chiedono il proscioglimento degli imputati.

Concorsopoli a Careggi. Rebus sull’abuso d’ufficio

Il pm Antonio Nastasi ha sollevato la questione di legittimità costituzionale dell’articolo 1 della legge Nordio, entrata in vigore il 25 agosto, di fronte alla giudice Paola Belsito

Maxi processo Careggi, l’abrogazione dell’abuso d’ufficio piomba in aula. Nell’udienza di ieri del processo sui presunti illeciti che avrebbero caratterizzato il concorso per associato di cardiochirurgia dell’ospedale di Careggi, vinto nel dicembre del 2018 dal professor Pierluigi Stefano, è andata in scena una partita a scacchi contro il tempo e contro l’ombra del reato abrogato. Primo a muovere il pm Antonio Nastasi, che ha sollevato la questione di legittimità costituzionale dell’articolo 1 della legge Nordio, entrata in vigore il 25 agosto, di fronte alla giudice Paola Belsito. Poi è toccato alla difesa, tra cui compaiono gli avvocati Federico Bagattini, Lorenzo Zilletti, Sigfrido Fenyes ed Enrico Marzaduri, che invece hanno puntato a far concludere il processo, chiedendo il proscioglimento degli imputanti dopo la cancellazione del reato di abuso d’ufficio. Testa o croce:nessuna dei due. La giudice Belsito ha infatti inizialmente optato per una prosecuzione della fase istruttoria del procedimento. Una scelta che però non è piaciuta né ai legali della parti, né allo stesso pm Nastasi. Le richieste, da una parte e dall’altra dell’aula, sono state di proseguire con la decisione sull’ammissibilità della questione di legittimità costituzionale (da parte del pm), o di prosciogliere gli imputati (da parte degli avvocati). Il risultato? Una via di mezzo: la giudice ha rimandato alla prossima udienza dell’11 ottobre la discussione in merito alla richiesta di sollevare la questione di costituzionalità sull’abrogazione dell’abuso di ufficio. E solo dopo, quindi, si pronuncerà. Non resta che aspettare.

P.m.