REDAZIONE FIRENZE

“Condotta scellerata nelle procedure”. Esplosione Firenze, l’accusa dei pm. Scattano le prime perquisizioni

La fuoriuscita di carburante nella parte anteriore della pensilina di carico sarebbe scaturita da “una chiara inosservanza delle procedure”. Un testimone: “Ho visto fuoriuscire del liquido”

Inquirenti al lavoro per ricostuire le cause della tragedia

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Firenze, 11 dicembre 2024 – “Una chiara inosservanza delle rigide procedure previste”. Potrebbe essere questa la causa della fuoriuscita di carburante che ha scatenato la tremenda esplosione al deposito Eni di Calenzano, una tragedia che ha causato 5 morti e 26 feriti, di cui tre ancora in gravi condizioni. La Procura di Prato, diretta dal procuratore Luca Tescaroli, indaga per omicidio colposo plurimo e lesioni colpose, reati entrambi aggravati dalla violazione delle norme per la sicurezza sul lavoro; rimozione od omissione dolosa di cautele contro infortuni sul lavoro e disastro colposo, come previsto dagli articoli 449 e 434 del codice penale relativo a chi "commette un fatto diretto a cagionare il crollo di una costruzione o di una parte di essa ovvero un altro disastro".

Le cause del disastro

Secondo una prima ricostruzione sulle cause dell'esplosione, sarebbe avvenuta una fuoriuscita di carburante nella parte anteriore della pensilina di carico, "in qualche modo dovuto alla chiara inosservanza delle rigide procedure previste. Le conseguenze di tale scellerata condotta - è l'ipotesi della Procura - non potevano non essere note o valutate dal personale che operava in loco. La circostanza che fosse in atto una attività di manutenzione di una linea di benzina corrobora l'ipotesi che vi siano state condotte connesse all'evento di disastro".

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Tescaroli, dopo aver effettuato due sopralluoghi nell'impianto Eni sequestrato e aver nominato i consulenti tecnici, ha disposto una serie di perquisizioni, nel pomeriggio di martedì 10 dicembre, per acquisire documentazione sulle attività in corso nel deposito di Calenzano al momento dell'incidente. Le perquisizioni sono avvenute negli uffici di Eni e della Sergen srl, la ditta di Grumento Nova (Potenza) per cui lavoravano due delle vittime - Giuseppe Cirelli e Gerardo Pepe, entrambi 45 anni - e alcuni feriti. I dipendenti della ditta al momento della tragedia erano impegnati nella manutenzione di una linea di benzina dismessa, proprio accanto al punto in cui è avvenuta l'esplosione.

L’indagine della Procura 

Come si legge nel decreto di perquisizione,  la tesi della Procura è che qualcosa durante i lavori abbia provocato un grave problema tecnico - un testimone ferito ha raccontato agli investigatori dell'Arma dei carabinieri a cui sono affidate le indagini di aver visto del liquido fuoriuscire e dell'odore di carburante - e innescato la scintilla che ha provocato il disastro. Proprio per chiarire queste incertezze, la Procura ha disposto l'acquisizione di tutti i documenti inerenti al deposito e alle attività dell'azienda, che saranno poi incrociati con le informazioni raccolte durante i sopralluoghi e con le testimonianze.

Il fascicolo di indagine con i vari reati ipotizzati è ancora a carico di ignoti, ma in vista delle autopsie sulle salme delle cinque vittime potrebbero arrivare i primi nomi degli indagati. Riguardo la Sergen srl, la Procura riporta il racconto di un lavoratore rimasto ferito (sei in tutto quelli che operavano nell'area per conto della ditta lucana), il quale avrebbe riferito che l'impresa "stava eseguendo dei lavori di manutenzione all'interno del deposito nell'area destinata al carico del carburante, in particolare avrebbero dovuto rimuovere alcune valvole e tronchetti da 8 pollici (diametro 150) per mettere in sicurezza una linea benzina dismessa da anni".

Il procuratore Tescaroli, affiancato dal sostituto procuratore Massimo Petrocchi, potrebbe acquisire la corrispondenza tra Vincenzo Martinelli, 51 anni, autotrasportatore della azienda Bt Trasporti, tra le vittime dell'esplosione, e la stessa azienda, in seguito a un procedimento disciplinare aperto per la mancata consegna di un carico. Dalla corrispondenza emergerebbe la preoccupazione di Martinelli per le condizioni di sicurezza dell'impianto: "continue anomalie riscontrate sulla base di carico", scriveva alla sua ditta. Nel frattempo è iniziato anche il lavoro dei consulenti nominati dalla Procura, tre tecnici cui è stato chiesto di chiarire le cause del crollo ed il Ris dei carabinieri ha svolto un sopralluogo.