REDAZIONE FIRENZE

«Informazione, rivoluzione social»

Esperti a confronto sugli effetti della rete su comunicazione e lobby

Da destra Sergio De Luca, il direttore de La Nazione Francesco Carrassi, Franco Marinoni, Federico Ferrazza e Andrea Minuz. Nella foto sopra Carlo Fornaro e Luigi Contu

Firenze, 11 luglio 2018 - WEB, social network e comunicazione 4.0. Cambia il modo di informare e informarsi, con un’egemonia della rete che sta modificando sia il giornalismo ma anche il modo di fare lobby. Il linguaggio si evolve a velocità impressionante e i media (tv, internet e carta stampata) non possono che adeguarsi. Del modus operandi nel variegato mondo dell’informazione in prospettiva futura si è discusso ieri nell’auditorium della Camera di Commercio fiorentina. Un gruppo estremamente qualificato di esperti – convocati da Confcommercio nazionale – hanno dunque preso parte alla tappa cittadina di “Rievoluzioni. Dalla penna al mouse”.

Un appuntamento dedicato a imprenditori, giornalisti, comunicatori, esperti di marketing e social media e aperto dalla relazione del direttore di Confcommercio Toscana Franco Marinoni il quale citando il sociologo Zygmunt Bauman ha parlato di “errori di comunicazione che costano carissimi, nella vita personale come sul lavoro. Oggi - ha spiegato Marinoni - questo meccanismo è diventato molto più evidente, nell’era dei social media, che hanno disintermediato la comunicazione rendendola più diretta e veloce. C’è in atto una profonda rivoluzione che investe i mass media, il mondo del giornalismo ma anche politica, istituzioni, imprese,”. Dell’importanza nel ‘fare lobby’ ha relazionato il direttore della comunicazione di Confcommercio nazionale Sergio De Luca: “Informazione libera e lobby si inseriscono in un sistema realmente democratico. Perché le lobby fanno analisi, portano a sintesi e indicano soluzioni che coniugano l’interesse particolare con quello generale. Nell’azione di rappresentanza, anche le lobby devono sapere utilizzare i social integrandoli alla comunicazione ufficiale. Con un principio etico di fondo: rispettare la verità”.

ANDREA Minuz (Università La Sapienza) ha fatto riferimento a “illusione della partecipazione attiva, dinamiche del populismo, democrazia diretta” che - ha spiegato - si comprendono meglio se collocati dentro la storia di tv e media che in quella politica. La politica ha mutuato tempi e modi di social, tv e reality trasformando ogni dibattito, con uno sbilanciamento dell’informazione a favore dell’intrattenimento”. Un’informazione che un tempo “era a pagamento e che, oggi, - ha specificato Federico Ferrazza (direttore Wired) è gratis. Chi paga per avere informazioni è quota residuale degli italiani. La diffusione dei social ha avuto grande ruolo in questo, ma ci sono molte false credenze legate ai social come le fake news”.

IN LINEA con il dibattito, il direttore dell’agenzia Ansa, Luigi Contu il quale ha riportato la propria esperienza agli intervenuti. “Chi fa agenzia – ha detto – deve seguire un’etica nella selezione e lavorazione di una notizia, deve pensare all’effetto che avrà. Ci vuole una educazione che parta dalla scuola, per spiegare a tutti che le notizie vanno ricercate da chi le sa fare, esattamente come si va dal medico bravo e accreditato per curarsi bene”. E mentre Carlo Fornaro (presidente Brand Reporter Lab) ha fatto accenno a come sviluppare un nuovo modello di business al tempo dei social, Luca La Mesa, di Publisoft Web ha evidenziato che gli stessi non siano “la bacchetta magica per risolvere i problemi di tutte le imprese. Ci stiamo avviando verso il ‘content shock’: i contenuti sono moltissimi e presto supereranno la nostra capacità di elaborarli. Meglio quindi privilegiare la qualità alla quantità”. Ciò che ha provato a fare ieri a Firenze Confcommercio Toscana.

Diego Casali