Elona Kalesha, resta in carcere. La difesa della 36enne albanese indagata per l’omicidio di Shpetim e Teuta Pasho incassa un no secco dal Tribunale del Riesame di Firenze. Gli avvocati Federico Febbo e Antonio D’Orzi non sono riusciti, nonostante le argomentazioni, a convincere i giudici, che invece hanno ritenuto valide le motivazioni portate dalla pubblica accusa rappresentata dal pm Ornella Galeotti. La donna è rinchiusa a Sollicciano dal 22 dicembre scorso con l’accusa di omicidio, occultamento e vilipendio dei cadaveri.
Certamente può aver in qualche modo influito la legittima decisione dell’accusata di avvalersi della facoltà di non rispondere. Questo a fronte di un fuoco di fila di indizi, intercettazioni, raccolti dai carabinieri agli ordini del tenente colonnello Carmine Rosciano e coordinati da un pm come Ornella Galeotti, che non ha mai esitato ad affrontare con decisione né i muri di omertà più pericolosi né il marcio istituzionale come avvenuto, ad esempio, per l’inchiesta del Forteto.
Il passato di Kalesha, potrebbe rappresentare una chiave di lettura per aprire un varco nell’inchiesta. Non foss’altro perchè la donna fino a qualche anno fa conviveva con Taulant Pasho, il figlio di Shpetim e Teuta, i coniugi albanesi uccisi, fatti a pezzi e occultati nei quattro trolley ritrovati tra il 10 e il 16 dicembre scorso in un campo.
Nel mirino degli investigatori ci sarebbero dei ‘complici’ anche perchè resta difficile credere che una sola persona possa aver compiuto materialmente un così efferato duplice omicidio. Nel frattempo si cerca il deposito dei macabri bagagli e per questo sono entrati in campo anche i Ris.
am ag