Firenze, 1 marzo 2025 – Spending review d’oltreoceano. Il terremoto generato dal rientro di Donald Trump alla Casa Bianca sembrerebbe aver generato sostanziali scosse anche alle nostre latitudini, all’ombra del Cupolone. Uno dei punti programmatici con cui The Donald ha blindato il sostegno dei repubblicani è stato anche il tema del tesoretto prodotto da una raffica di tagli alla macchina amministrativa e burocratica statunitense, sotto la regia del braccio destro Elon Musk. L’uomo più ricco del mondo e patron di Tesla, come noto, è entrato a far parte dell’amministrazione Trump ricoprendo un ruolo strategico: quello della direzione del ‘Department of Government Efficiency’. Colui che, in buona sostanza, condurrà il programma di tagli a colpi di miliardi di dollari.
Qui entra in gioco, di colpo, la città di Firenze. Perché tra le misure sembrerebbe esserci anche lo ‘shutdown’ del Consolato Generale americano di Firenze sul Lungarno Vespucci. Almeno questo è quanto riportato dalla fonte autorevole di ’Politico’, quotidiano statunitense. Trump, scrive la testata internazionale, “vuole ridurre drasticamente il Dipartimento di Stato, lasciando con meno diplomatici, un numero inferiore di ambasciate e un mandato più limitato”. ‘Politico’ fa riferimento a fonti interne allo stesso Dipartimento di Stato, più una molto vicina al team del tycoon. Secondo il quotidiano statunitense, la nuova amministrazione punterebbe a “tagliare o eliminare uffici che promuovono le tradizionali iniziative di soft power, come quelle che promuovono la democrazia, i diritti umani e la ricerca scientifica”. Tra cui diversi consolati. Ecco che nella lista consultata da Politico figura anche il Consolato Generale degli Stati Uniti di Firenze, diretto da Daniela Ballard. Insieme ai francesi Rennes, Lione, Strasburgo e Bordeaux.
Ma anche quelli tedeschi (localizzati a Dusseldorf, Lipsia, Amburgo) e portoghesi (Ponta Delgada). L’ex senior Department official Tom Shannon, in servizio sotto presidenze sia repubblicane che democratiche - riporta l’articolo di Politico - ha detto che l’obiettivo dell’amministrazione Trump è quello di “ridimensionare drasticamente l’ambito della diplomazia americana”, così come “la sua funzione e attività per tornare, se non nel 19esimo secolo, al periodo almeno antecedente alla seconda guerra mondiale”. Il Comune, dal canto suo non ha avuto ancora conferme riguardo l’ipotesi chiusura. Ipotesi che non lascia indifferente la sindaca Sara Funaro. “Se venisse confermata – commenta – saremmo di fronte a un fatto molto grave. Sarebbe una decisione ingiustificabile, considerando la storicità del consolato americano in città e lo stretto rapporto tra la nostra comunità e gli Stati Uniti. Firenze ha una lunga tradizione che la lega agli Stati Uniti, come dimostra la presenza di tanti istituti e università americani. La democrazia si basa sulle relazioni internazionali, i consolati ne sono uno strumento fondamentale e non vogliamo che il consolato di Firenze venga chiuso”.
Certo che il danno al ‘sistema Usa’ a Firenze sarebbe notevole senza più un ‘porto sicuro’ a cui rifarsi per qualsiasi evenienza per i 2.464 americani in Toscana (di cui solo 1.167 a Firenze, dati Istat al primo gennaio ‘24). Considerando expat, studenti erasmus, lavoratori interessati.