FIRENZE
Ci sono due plichi che potrebbero contenere la macchina fotografica Nikon e le 17 fotografie scattate prima di morire da Nadine Mauriot e Jean Michel Kraveichvili, ultime vittime del mostro di Firenze. Per aprire queste confezioni, e scoprire se davvero contengano i fotogrammi che i parenti dei francesi hanno richiesto con un’istanza presentata dai loro legali, il giudice Silvia Cipriani ha fissato un’udienza, in camera di consiglio (dunque non aperta al pubblico), in cui gli scatoloni verranno aperti davanti alla Corte d’Assise.
La ricerca è stata avviata in seguito alle domande di restituzione di alcuni reperti avanzata dalle figlie di Nadine Mauriot, Anne ed Estelle, e dalla sorella di Jean Michel, Irene Kraveichvili. Istanza firmata dagli avvocati Vieri Adriani, Antonio Mazzeo e Gaetano Pacchi, che adesso potranno partecipare anche all’udienza di apertura dei plichi, fissata per il 30 gennaio. Oltre che un valore affettivo, quelle fotografie potrebbero aver anche un valore investigativo: attraverso le 17 fotografie (di cui si parla in un verbale dei carabinieri di ispezione della tenda in cui dormivano i due giovani, datato settembre 1985) si potrebbero ricostruire le tappe del viaggio in Italia fatto dalla coppia che venne poi trucidata dalla calibro 22 nella piazzola di Scopeti, nel territorio di San Casciano Val di Pesa.
L’udienza si celebrerà in Santa Verdiana, la medesima aula bunker dove si sono celebrati i processi a carico di Pietro Pacciani e dei compagni di merende Mario Vanni e Giancarlo Lotti. La Corte d’Assise, che ha colto l’occasione dell’istanza dei familiari delle vittime francesi per cercare di riordinare l’archivio dei corpi dei reati relativi ai delitti del mostro (disseminati fra vari magazzini di Firenze e Prato, e pure nella stessa aula bunker) dovrà inoltre decidere anche sul “destino“ di tutti i corpi di reato.
Il giudice Cipriani si è infatti accorta che esiste un “buco“ nelle sentenze in ordine al da farsi sui reperti. L’ultima udienza a carico di Pacciani si è infatti celebrata nell’aprile del 1998, due mesi dopo la morte del contadino di Mercatale, e si è conclusa con un "non doversi procedere per intervenuta morte del reo", ma "senza nulla statuire sui beni in sequestro".
Quella decisione dimenticata, verrà presa adesso, a più di venticinque anni di distanza dall’ultima sentenza nei confronti del contadino di Mercatale.
Stefano Brogioni