Prato, 2 marzo 2020 - Chi l'avrebbe mai detto che un giorno il piccolo borgo lodigiano di Codogno sarebbe diventato così famoso anche per la comunità cinese italiana? Eppure anche questo è un effetto del coronavirus che sta sconvolgendo le nostre vite, al punto che la comunità cinese di Prato ha deciso di autotassarsi per aiutare gli abitanti della zona rossa, inviando loro 30mila mascherine.
"La gara di solidarietà era cominciata con il Capodanno, oggi aggiungiamo un ulteriore tassello: abbiamo letto che in Lombardia c'era carenza di materiale sanitario di prima necessità e ci siamo immediatamente attivati", spiega Huang Shulin, presidente dell'associazione buddhista della Comunità Cinese. Le mascherine sono state ordinate in Belgio. 20 mila rimarranno a Prato "nel caso in cui ci dovesse essere bisogno nel nostro territorio" precisa Shulin.
"Finora il comportamento della comunità cinese di Prato è stato molto proattivo, al punto che anche il direttore dell'Istituto Spallanzani ha avuto modo di lodarlo: qui c'è stato un atteggiamento molto composto e rigoroso, ad esempio nel rispettare l'autoquarantena, e nel seguire le indicazioni che venivano fornite dalle autorità", commenta Davide Finizio, segretario del Tempio Pu Hua Si di Piazza Gualchierina.
E i cittadini, si parla di 600 tra Firenze Prato, che dovrebbero rientrare ancora dalla Cina? "Non esistono timori particolari nella comunità - spiega Finizio - perché chi sta partendo ha già svolto i 24 giorni di quarantena obbligatoria prevista dalle autorità sanitarie cinesi".
Purtroppo a Prato continuano a verificarsi episodi di discriminazioni, di offese e di vere e proprie violenze (fortunatamente al momento solo verbali) nei confronti di membri della comunità cinese.
"Noi abbiamo istituito da qualche settimana un vero e proprio osservatorio - dice Finizio - e purtroppo le denunce che ci arrivano sono quotidiane. Espressioni come 'China Virus' o 'siete mangiatori di topi e pipistrelli' sono purtroppo all'ordine del giorno non solo tra gli adulti, ma, cosa ancora più grave, anche tra i bambini. L'ultima segnalazione ci è arrivata proprio ieri sera da una insegnante di scuola primaria".
"E' una cosa molto grave perché se è vero che i bimbi ripetono senza coscienza frasi che sentono dagli adulti e di cui non sono consapevoli, tuttavia in questo modo si insinua nel loro animo il germe pericolosissimo della discriminazione che può produrre pessimi frutti", aggiunge Finizio. Che conclude: "domani saremo in una scuola a spiegare che non bisogna avere timori legati al colore della pelle o alla forma degli occhi. Spero che in questo momento così difficile si diffonda e prevalga quello che io chiamo il 'senso di un'Umanità Globale'. Anche se non è facile".