Firenze, 12 febbraio 2020 - Controllo dei flussi della popolazione cinese di ritorno da viaggi nel paese d’origine. Con la piena collaborazione del console generale della Repubblica popolare cinese a Firenze, Wang Wengang, i nominativi delle persone che tornano saranno trasmesse alle autorità sanitarie regionali.
Un vademecum tradotto in cinese e inglese in cui vengono date indicazioni precise alla comunità per il monitoraggio a domicilio delle persone che sono tornate da meno di 14 giorni dalle zone di contagio o che hanno avuto contatti stretti con persone contagiate: la raccomandazione è di non muoversi da casa. Prevista l’attivazione della sorveglianza sanitaria nel caso manifestassero sintomi leggeri. Per chi avverte problemi respiratori più seri, il protocollo prevede la chiamata del 118. Insomma, quarantena volontaria con autosorveglianza delle condizioni di salute (che prevede la misurazione della temperatura corporea almeno una volta al giorno). Salvo che compaiano i sintomi. Questo è il primo step.
Massima attenzione. Senza allarmismi. Sono le parole d’ordine del prefetto Laura Lega che, ieri, per la seconda volta dal 31 gennaio, ha riunito, insieme al console generale cinese, i vertici delle autorità sanitarie per fare il punto sulle azioni intraprese e quelle da mettere in atto per prevenire la diffusione della Covid-19, il nome attribuito alla malattia causata dal nuovo coronavirus dall’Organizzazione mondiale della sanità. Un virus che al momento non circola in Italia.
L’attenzione maggiore, in questo momento, si focalizza nelle aree a più alta densità di popolazione cinese. A Firenze i cittadini cinesi residenti sono 6.215, un numero che raddoppia se si calcolano le persone in attesa di completare il percorso per ottenere il permesso di soggiorno e quelle irregolarmente presenti sul territorio.
Il sistema di sicurezza funziona, ma l’asticella dell’attenzione si alza. Oltre all’autosorveglianza si sta ipotizzando di aprire all’Osmannoro o a San Donnino (luoghi a più alta densità di popolazione cinese) un ambulatorio dedicato esclusivamente a trattare casi sospetti. Asl e prefettura sono al lavoro per individuare strutture a disposizione che potrebbero essere locali del Comune oppure della protezione civile o della Asl o di associazioni di volontariato.
L’idea è quella di realizzare ambulatori con accesso programmato riservati a chi manifesta sintomi per fare accertamenti e tamponi da inviare ad analizzare al laboratorio di virologia di Careggi. Uno schema che sarà replicato sicuramente a Prato dove la comunità conta almeno il quadruplo delle presenze rispetto a Firenze. "La situazione toscana non desta al momento preoccupazione, ma è doveroso prestare la massima attenzione, soprattutto nelle aree a maggior densità di popolazione cinese, senza per questo voler creare alcun allarmismo", spiega al termine dell’incontro il prefetto Laura Lega. © RIPRODUZIONE RISERVATA