Firenze, 6 marzo 2020 - Caos in Tribunale a Firenze per le misure preventive anti coronavirus. Gli avvocati hanno proclamato l'astensione - a livello nazionale - dalle udienze dal 5 al 20 marzo (ad eccezione di quelle con detenuti), ma nonostante l'aumento dei casi di contagio in Toscana, il presidente del Tribunale, Marilena Rizzo, ieri l'altro ha diffuso una comunicazione - diciamo - in controtendenza a quanto deciso dai legali.
Suscitando la loro rabbia, quanto meno di quelli fiorentini. "A seguito di una riunione tenuta dal presidente della Corte d'Appello tra i capi degli uffici e i rappresentanti dell'Ordine degli avvocati e della Camera penale - si legge - eventuali rinvii di udienza penale sembra non possano trovare giustificazione. Allo stato le attività giudiziarie del distretto proseguono regolarmente".
Proclamazione delle astensioni respinta dunque al mittente. Con quale spiegazione? "La proclamazione (delle astensioni, ndc) risulta essere stata disposta in assenza dei presupposti di cui all'art.2 comma 7 della legge 146/90. Non sussistono 'gravi eventi lesivi della incolumità e della sicurezza dei lavoratori'. La valutazione (in questo senso, ndc) non compete all'Avvocatura, né alla Magistratura".
Avvocati indignati e piena solidarietà da tanti colleghi di altri distretti d'Italia che invece hanno incassato dai magistrati la piena condivisione all'iniziativa. A Catania e Padova, per restare alle ultime ore, udienze sospese, fatti salvi come detto i casi con i detenuti.
Ma qualcosa si è mosso anche a Firenze: mercoledì un giudice prima di riunirsi in camera di consiglio per una remissione di querela, ha improvvisamente sospeso tutte le udienze dopo che un teste ha detto di avere la febbre, gettando tutti i presenti nel panico.
E oggi un giudice della sezione penale nel ritenere legittima l'astensione degli avvocati, avrebbe rinviato i processi. Prima della polemica di queste ore, e della proclamazione degli avvocati sulla astensione dalle udienze, un altro giudice, il presidente della Sezione Lavoro, aveva raccomandato per iscritto (2 marzo) di "evitare il sovraffollamento delle aule e dei corridoi sui quali esse si affacciano".
E, ai colleghi magistrati, di "scagionare le udienze, a orari diversificati" invitando le parti "a non presentarsi alle udienze, fatta eccezione per i casi in cui esse debbano rispondere agli interrogatori". Aveva inoltre disposto l'"areazione dei locali attraverso l'apertura delle finestre".
g.sp.