Firenze, 22 marzo 2022 - Prima lo sgombero del 15 marzo del centro sociale in viale Corsica, poi le proteste che per giorni hanno creato disagi nel quartiere e infine la manifestazione, particolarmente violenta, di sabato scorso che ha visto sfilare centinaia di anarchici per le strade danneggando vetrine e rovesciando cassonetti. Ora in viale Corsica, quasi all’ingresso del sottopassaggio fra via Carlo Bini e piazza Dalmazia, la palazzina colorata dagli occupanti è ’tombata’ con porte e finestre chiuse per impedire che altri possano tornare a occupare il piccolo stabile.
Spente le proteste degli occupanti è arrivata ora la preoccupazione dei residenti della zona che vorrebbero sapere quali saranno i prossimi vicini di casa. Così il comitato dei cittadini di viale Corsica ha subito inviato, via pec, una circostanziata richiesta al sindaco Nardella e al prefetto Valenti per chiedere, senza troppi giri di parole, che intenzioni hanno. "Abbiamo assistito – riferiscono nella lettera – allo sgombero forzato dell’edificio uffici dell’Ex torrefazione Nestlè e la sua completa sigillatura con tamponatura di porte e finestre e griglie metalliche saldate". E la storia della palazzina è lunga. "Questo edificio – spiegano i residenti – era il simulacro di oneri di urbanizzazione del “Centro Residenziale Dalmazia” eseguito dalla Margheri Costruzioni e che sembrava dover essere destinato ad un asilo nido, mai realizzato. Dopo alcuni anni di abbandono un gruppo di giovani organizzati in collettivo avevano occupato il fabbricato".
La preoccupazione ora è che, dopo dodici anni di occupazioni che si erano di fatto tramutati in una convivenza possibile, per la palazzina si apra un destino di nuovo abbandono. "Non vorremmo che questo intervento di sigillatura comporti un ulteriore abbandono e decadimento della nostra zona di residenza". Visto che nella zona "trattata come periferia a servizio e riserva della parte turistica e pregiata della città" già ci sono "marciapiedi impraticabili" il "servizio di nettezza urbana frettoloso ed inadeguato", gli "interventi edilizi prevalentemente speculativi e peggiorativi in rapporto alla vivibilità" con il "traffico veicolare che la fa da padrone" e senza "aree o percorsi pedonali decenti". Insomma l’uso, per quanto illecito, dell’immobile aveva, almeno, allontanato "presenze e fatti di criminalità in vero favorite da uno scarso controllo pubblico del territorio".
Fatte queste premesse "i cittadini chiedono di sapere il motivo dello sfratto dell’edificio di Viale Corsica 83 così come eseguito, senza alternative utilizzazioni. Memori della disastrosa esperienza della Ex Galileo o di altri edifici in abbandono come il Poggetto, gli stessi chiedono di sapere come sarà garantita la manutenzione dell’edificio tumulato e della sua area di pertinenza, con relative alberature d’alto fusto, in modo da evitare pericolosi ammaloramenti, getti di materiali o un uso criminoso".
Da Palazzo Vecchio è arrivata, per ora, una risposta parziale. E’ vero che all’interno di una convenzione urbanistica, il privato si era impegnato a realizzare questo immobile come onere di urbanizzazione per poi cederlo al Comune e realizzare lì un asilo nido. Ma la cessione al Comune non è mai avvenuta e, nel frattempo, il Comune ha incassato la polizza fideiussoria di circa 1,2 milioni di euro, e li ha utilizzati per realizzare l’asilo in un’altra sede. Ora la palazzina deve comunque essere ceduta al Comune e avrà una destinazione pubblica. Uffici di quartiere, biblioteca, centro anziani è tutto ancora da decidere.
Paola Fichera