REDAZIONE FIRENZE

Così ci tolgono i bravi maestri

Firenze è inospitale per i supplenti: stipendi bassi, affitti alti, pendolarismo estenuante. I prof sono un baluardo contro il degrado giovanile, ma le condizioni di lavoro non permettono di sostenere famiglie e ragazzi. Una questione che mina il futuro dei giovani.

Si potrebbe prendere il pezzo di cronaca del 2022 e fare un bel copia-incolla. Invece quando la campanella è alle porte ci si ostina a capire e indagare, sperando che qualcosa sia cambiato. Niente da fare. Lo stesso quaderno delle doglianze. A Firenze poi la situazione è, se possibile, peggiore. Perché quell’esercito di supplenti - 2900 - che quest’anno ha raggiunto la quota record del 40% sul totale dei docenti, dovrà fare i conti con una città abitativamente inospitale. Bella, bellissima da visitare. Impossibile da vivere se sei unouna qualunque. Con uno stipendio da 1400 euro, se va bene, come si fa a pagare l’affitto e mettere insieme il pranzo con la cena? Vittime del lavoro povero sono anche loro: gli insegnanti, ai quali le famiglie e lo Stato assegnano però uno dei compiti più delicati, in questo momento ancora più: insegnare ai nostri figli il valore del sapere e renderli adulti consapevoli.

Un’impresa di questi tempi in cui i ragazzi sono disorientati, insicuri, traditi da una società che continua a togliere loro, invece che dare. Rubano, spacciano, violentano, bevono, si drogano, arrivano a gesti estremi di autolesionismo e vivono costantemente nel mondo parallelo della rete, tanto da non saper maneggiare l’emotività. E ciò che ne discende, sesso e amore compresi. Una generazione, dunque, da curare con attenzione: quella dei giovani è ormai un’emergenza sociale da affrontare come tale e i prof rappresenterebbero ancora un baluardo contro il degrado giovanile.

Ma la maggior parte degli insegnanti saranno supplenti costretti nella migliore delle ipotesi a prendere un treno alle 4 del mattino da Napoli per essere in classe al suono della campanella e rientrare la sera. L’abbonamento costa meno dell’affitto. Fino a quando il pendolarismo diventa insopportabile e scatta la rinuncia alla sostituzione. Il risultato? Intere classi in balìa di se stesse e di qualche tappabuchi dell’ultim’ora. Tireranno a campare, insomma perché saranno umiliati, frustrati, distratti e non ce la faranno né economicamente, né fisicamente. A queste condizioni non possiamo pretendere che diventino il professor Keating de L’Attimo Fuggente che insegnava ai nostri figli a trovare la propria strada, men che meno che siano di supporto a famiglie in cerca di identità. Ma qualcuno dovrebbe pur farsi carico di una questione che mina il futuro dei ragazzi.