PRATOLa procura conosce il punto esatto da cui, alle 10.20 del 9 dicembre, si è sprigionata la nube di vapori che ha creato l’atmosfera esplosiva culminata nella deflagrazione al deposito Eni di Calenzano, in cui sono morti tre autisti e due operai della manutenzione.
E’ il frutto dell’ultimo sopralluogo, effettuato ieri mattina al sito di via Erbosa, dalla procura di Prato e dai suoi consulenti, nominati per individuare le cause e decifrare gli effetti dell’esplosione. Grazie a un lavoro tambureggiante, gli inquirenti sembrano avere giorno dopo giorno una ricostruzione sempre più chiara, una fotografia sempre più nitida della situazione nel sito di distribuzione di carburanti quando è scoccata la scintilla della tragedia.
I sei consulenti stanno raccogliendo elementi per rispondere a una serie di domande sulle dinamiche e le competenze che porteranno ad individuare eventualmente gli indagati. Rimane ad esempio ancora da individuare la circostanza che ha costituito l’innesco della gigantesca esplosione: i tecnici hanno tempo sino alla fine di febbraio per elaborare una relazione. Il principale sospettato è il carrello elevatore: alcuni video - acquisiti e diffusi dalla procura - mostrano una pioggia di carburante su due operai che stavano lavorando a un ’tubone’ dove erano stati rimossi dei bulloni di sicurezza.
Una situazione che corrobora l’ipotesi di reato presente nel fascicolo aperto dal procuratore Luca Tescaroli - al momento senza indagati - di rimozione od omissione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro, oltre a omicidio colposo plurimo, lesioni, crollo doloso di costruzioni. Nel fascicolo di indagine ci sarebbero già centinaia di documenti - oltre a email e scambi di messaggi - che sono frutto delle acquisizioni nelle varie sedi italiane dell’Eni e delle ditte esterne a cui erano stati appaltati lavori di manutenzione nei giorni dell’esplosione. Dispositivi informatici e regolamenti sono stati infine acquisiti dalla procura nel corso di una lunga perquisizione nel deposito stesso di Calenzano.
Ordinate anche altre perquisizioni nei confronti di due lavoratori presenti al momento dello scoppio: si tratta del preposto di Sergen srl (la ditta che stava svolgendo i lavori di manutenzione tra la baia 6 e la 7) e l’autotrasportatore che si stava approvvigionando alla stessa baia, e che ha premuto il pulsante di alert. A entrambi sono stati sequestrati i cellulari, con l’obiettivo di ricostruire le fasi precedenti e successive al disastro.
S. B.