FRANCESCO GURRIERI
Cronaca

Così Firenze ispirò la nuova architettura

Francesco

Gurrieri

Le celle della Certosa di San Lorenzo sono identiche a quelle di Ema, perché l’Ordine aveva una regola ferrea da non consentire deroghe. I monaci avevano inventato lo standard molti secoli prima del maestro svizzero. Le Corbusier fu ventenne a Firenze nel settembre del 1907, fresco di studi della Scuola di Belle Arti. Si fermò nella Pensione Carrai in piazza Signoria, in una camera con vista su Palazzo Vecchio e la Loggia dei Lanzi. Da qui invierà lettere e cartoline ai familiari e agli amici di La Chaux de Fonds (oggi sede della Fondazione dedicata al grande maestro). In Sala Bianca, a Pitti, nel 1987 l’assessore alla Cultura Giorgio Morales organizzò una bellissima mostra-omaggio a Le Corbusier (eco di quella organizzata da Ragghianti a Strozzi nel 1963), dove erano più di 70 preziosi documenti e disegni “fiorentini”, che ben testimoniavano quanto questa sua permanenza avesse giovato alla sua formazione. Le Corbusier sarà travolto dalla bellezza del Battistero, della Cattedrale e il Campanile di Giotto (a cui dedicherà un disegno) e dalla Cupola brunelleschiana. Poi salirà al Galluzzo a veder la Certosa e qui si fermerà a lungo, folgorato dal suo impianto planimetrico e dall’articolazione delle celle.

Ed è proprio questo che colpì il giovane Le Corbusier. Qui, infatti, la cella della Certosa fiorentina è analizzata con tre piante ai vari piani e con sezioni, individuandone quella unità di abitazione che, più tardi lo avrebbe spinto a definire tre idee-concetto della sua creatività: la Machine à habiter (macchina da abitare per l’edilizia dei grandi numeri), l’Unité d’habitation (complesso organico architettonico - urbanistico), la Ville radieuse (progetto utopistico mai realizzato).