
"Facilitare le adozioni internazionali permetterebbe di salvare i bambini dalla guerra e di dare loro un futuro".
È l’appello di Beatrice Pietrini, che insieme al marito, Maurizio Marchi, ha iniziato nel 2019 l’iter per un’adozione, scegliendo poi di portarlo avanti a livello internazionale, nella Federazione Russa. Anche loro, come molte altre coppie, si trovano ora con l’iter bloccato dalla guerra. Con il rischio che gli scontri fra Paesi fermino ogni possibilità di andare avanti e che il percorso debba ripartire da zero, con chissà quali tempi. "Insieme a mio marito – scrive Beatrice - ho iniziato l’iter adottivo nell’autunno 2019. Ad aprile 2021 ho dato mandato a un ente autorizzato, tappa obbligatoria per inoltrare richiesta di adozione internazionale, nel mio caso nella Federazione Russa. Ci sono voluti circa 18 mesi per ottenere in Italia l’idoneità all’adozione, indispensabile per iniziare l’iter all’estero. Attualmente, 27 mesi dopo l’inizio di tutto, mi trovo nell’angosciante situazione di non sapere quando potrò avere la gioia di conoscere mio figlio o mia figlia, visti i tragici eventi di questi giorni. Ma ciò che mi ha spinto più di ogni altra cosa a scrivere queste parole sono le immagini degli orfanotrofi ucraini e gli appelli a fare donazioni. Ad oggi in Ucraina sono depositate, da parte di famiglie italiane, 108 richieste di adozione, mentre per la Federazione Russa sono ben 261, compresa la mia… Di sicuro non si sarebbe risolto il problema degli orfanotrofi ucraini o russi ma se le tempistiche fossero state non dico rapide, ma anche solo ragionevoli, la maggior parte di questi 369 bambini sarebbero in Italia, amati e protetti da genitori che li hanno cercati con costanza e determinazione, spesso a costo di sacrifici e difficoltà di ogni genere. Si parla troppo poco di questa realtà. Perché fa sempre più rumore l’albero che cade della foresta che cresce. L’appello che mi sento di fare, per tutti i bambini che vivono in un orfanotrofio sotto le bombe è quello di prevedere delle procedure di emergenza, soprattutto per le coppie che hanno già ottenuto l’idoneità all’adozione. Lo Stato sa tutto di queste famiglie, le ha già esaminate con attenzione. Queste coppie chiedono solo di aprire la loro casa a un bambino o a una bambina, che verrebbero così strappati alla guerra".
Li.Cia.