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Covid, ecco il tampone fai-da-te: l'ha inventato il Meyer

Si può usare senza bisogno di personale sanitario e solo nel naso, sia per adulti che per bambini. Conclusa la prima fase sperimentale dello studio, da lunedì entra nella pratica clinica dell’ospedale e verrà usato come screening periodico ai 1.500 operatori dell'ospedale

Il laboratorio del Meyer

Il laboratorio del Meyer

Firenze, 13 novembre 2020 – L'ospedale pediatrico Meyer di Firenze lancia “Uffa!”, il tampone autosomministrato per la diagnosi di Covid-19, messo a punto nel laboratorio di Immunologia dell’ospedale. Nel realizzare questo kit, che ha già superato con successo la prima fase dello studio, l'obbiettivo era duplice: limitare il tampone al solo naso, a vantaggio del comfort dei pazienti (ad esempio, un bambino piccolo che deve ripeterlo periodicamente) e fare in modo che potesse essere autosomministrato, senza l’impiego di personale sanitario.

Studi recenti, infatti, hanno dimostrato che in questo modo la procedura di esecuzione del tampone può essere significativamente snellita, con la medesima efficacia. Lo studio “Uffa!”, approvato con parere del Comitato Etico Pediatrico Regionale del 01.10.2020 è stato avviato il 6 ottobre 2020 e si è appena conclusa la prima fase.

Il kit "Uffa"
Il kit "Uffa"

Come funziona il tampone fai-da-te

L’idea è nata con l’intento iniziale di trovare un sistema efficiente, rapido e attendibile per testare gli operatori sanitari del Meyer e quindi, a cascata, proteggere i piccoli pazienti che loro assistono. Il kit “Uffa!” è semplicissimo da usare e completamente indolore: basta inserire il bastoncino con la punta di cotone prima in una narice e poi nell’altra, poi chiuderlo in una provetta che verrà successivamente analizzata. Questa metodologia è davvero poco fastidiosa, perché il tampone viene inserito solo nella narice senza andare in profondità. Molti studi hanno dimostrato che se una persona è positiva, il virus è presente nel suo naso.  La garanzia di essere riusciti a farlo bene? Nella macchina che analizza i tamponi è presente un controllo interno, che è in grado di dimostrare se la metodica è stata ben eseguita. 

Lo studio

In questa prima fase è stato proposto l’arruolamento nello studio e quindi l’esecuzione dell’auto-tampone agli operatori (sanitari e non) che si sono sottoposti - come di routine al Meyer in questi mesi - al prelievo del sangue per la sorveglianza test anticorpi Sars-Cov-2 (il “sierologico”). Il Meyer ha realizzato un tutorial e istruzioni scritte per guidarli nella corretta esecuzione. Dal 06/10/2020 al 09/11/2020 sono stati effettuati 803 tamponi autosomministrati da operatori Meyer. Nello stesso periodo sono stati effettuati, sia su operatori che su pazienti, 1016 tamponi rino-faringei “classici” ad opera di operatori sanitari. Nessun tampone è risultato non valido, né nel gruppo autosomministrato né nel gruppo eseguito dagli operatori. Nell’ambito dei tamponi autosomministrati sono stati evidenziati 10 tamponi positivi (10/803, incidenza 1.25%). I 10 tamponi effettuati erano relativi a 8 soggetti asintomatici e due sintomaticiNessuno è risultato falso positivo. Nell’ambito dei tamponi somministrati da operatori ne sono stati evidenziati 12 positivi (12/1016, incidenza 1.18%). I valori del controllo interno (CT) dei campioni analizzati, sia autosomministrati che somministrati da operatori sono compresi tra 16 e 38, entrambi i gruppi hanno una media di 23. Questo ha provato che i tamponi autosomministrati sono adeguati quanto quelli effettuati da operatori sanitari. I primi risultati dimostrano dunque la completa sovrapponibilità delle due metodiche di somministrazione e la sostanziale equivalenza dal punto di vista diagnostico.

Le prospettive

“Da lunedì prossimo “Uffa!” diventerà pratica corrente e strutturata dell’ospedale Meyer e verrà utilizzato come test di screening periodico su tutti gli operatori (circa 1.500) – annuncia il direttore generale del Meyer, Alberto Zanobini – Proteggere gli operatori per noi significa proteggere i bambini. Ma gli scenari che l’autosomministrazione del tampone può aprire dal punto di vista dell’impatto sull’organizzazione sanitaria sono imprevedibili. Potrebbe essere una fondamentale soluzione al problema del sovraffollamento dei centri tamponi, siano essi nelle strutture sanitarie o nei drive-through. Siamo contenti di aver dato, come Meyer, un input alla ricerca in questa direzione”.

“Riteniamo opportuno continuare lo studio includendo anche i bambini positivi ricoverati nel reparto Covid del Meyer: saranno anche i genitori a fare loro il tampone per i controlli periodici durante il loro ricovero. I dati preliminari sono molto buoni e possiamo ragionevolmente aspettarci che non ci sarà nessuna differenza tra l’adeguatezza dei tamponi eseguiti dai genitori e quelli effettuati dagli operatori. Avere un tampone solo nasale e somministrato da babbo o mamma anziché da un operatore sarà altrettanto valido ma sicuramente molto meno  invasivo per i bambini”, spiega la professoressa Chiara Azzari, responsabile del Laboratorio di Immunologia. “Se le analisi finali confermeranno questi primi risultati, considereremo raggiunti i nostri obiettivi: il tampone nasale autosomministrato potrà essere considerato una valida alternativa al tampone rinofaringeo somministrato dall’operatore, sia negli operatori sia nei bambini”, conclude.