
Cremazione ’Pedaggio’ al Comune "Paghiamo noi per le famiglie ma così rischiamo di licenziare"
di Manuela Plastina
Il ’pedaggio del morto’ di Bagno a Ripoli torna a far discutere. Istituito dal consiglio comunale nel 2018 e confermato nel 2020, prevede il pagamento di un tributo sul trasporto funebre per chi da fuori Comune porta la salma del proprio caro nei cimiteri del territorio comunale. Sono 100 euro per i residenti della Città Metropolitana, 150 per chi viene da fuori. Nessun costo per i ripolesi e i cittadini di Ponte a Ema e alcune parrocchie di Firenze sud. La cifra dovrebbe essere pagata dalle famiglie in aggiunta alle altre spese di tumulazione. Solo dal cimitero di Ponte a Ema, dove c’è l’impianto di cremazione, nel 2022 il Comune ha ricevuto più di 270 mila euro di tributo. Ma non sono arrivate dalle tasche delle famiglie.
"Fin dall’introduzione di questo tributo, abbiamo deciso di sobbarcarci noi il costo inserendolo nella tariffa per non farlo gravare sui parenti dei defunti" ricorda Monsignor Marcello Caverni, rappresentante legale della Venerabile Confraternita del Santissimo Sacramento di San Piero a Ema, gestore del cimitero di Ponte a Ema e del suo crematorio.
Una scelta umanitaria da parte dell’ente. Ma anche economica. Perché 150 euro in più possono scoraggiare le famiglie a scegliere Bagno a Ripoli per la tumulazione e cremazione, preferendo uno degli altri 7 impianti crematori della Toscana. Ma l’aumento delle cremazioni, arrivate in pochi anni da una scarsa percentuale a quasi la metà della scelta di sepoltura, ha portato questa decisione a essere troppo onerosa.
"A conti fatti, versando 270mila euro l’anno al Comune, ci resta ben poco per pagare i dipendenti, fare la manutenzione di un cimitero storico e monumentale, per sistemare e manutenere il forno crematorio" sottolinea monsignor Caverni.
Nel 2025 sono già in programma lavori di rinnovamento dell’impianto, il cui solo forno supera i 400 mila euro di costo, nonché di manutenzione straordinaria della parte monumentale del cimitero.
"Questo non è un lavoro come un altro né un’impresa: è un’attività di accompagnamento delle persone, un sostegno nel dolore del lutto, un esercizio di catechesi e di speranza".
Da quasi due anni, spiega il referente della Confraternita, "esponiamo questa nostra difficoltà di bilancio all’amministrazione comunale. Il sindaco Francesco Casini ci aveva promesso di dimezzare le tariffe" quindi portandole a 50 e 75 euro a pedaggio: se così fosse, "riusciremmo a portare avanti questo servizio". Ma dopo tanto tempo, le promesse non si sono tramutate in tagli concreti e ora "saremo costretti a interrompere il pagamento del tributo. Toccherà alle famiglie pagarlo".
Una decisione del genere, hanno calcolato, potrebbe portare una riduzione di passaggi al cimitero di Ponte a Ema del 70%, con relative minori entrate per il Comune e minori introiti per la confraternita stessa, con rischio lavorativo per i suoi 13 dipendenti e una riduzione della qualità offerta.
"A noi sta a cuore fornire un servizio, uno stile, un supporto – conclude Monsignor Caverni -. Con questo intento da 24 anni gestiamo il cimitero, conferendo i nostri beni al Comune che ci ha chiesto anni fa di realizzare il crematorio. Ma ora abbiamo bisogno di risposte concrete".