Crepe che si allargano sempre più, porte delle cantine che non si chiudono e dell’ascensore che non combaciano, scricchiolii notturni sinistri, spifferi dalle finestre: sono i preoccupanti segnali d’allarme con cui sono costretti a convivere gli inquilini delle case popolari di via Santa Maria a Cintoia 7, nell’omonimo quartiere all’estremo ovest di Firenze.
Un tempo paludoso borgo di campagna punteggiato qua e là da casolari, è diventato nell’ultimo mezzo secolo la periferia ultima dove si sono costruiti e ammassati in fretta alveari di edilizia residenziale pubblica per tentare di dare una risposta a una città in costante emergenza alloggi. A raccogliere le istanze di quegli inquilini, 23 famiglie distribuite su sei piani, è il consigliere meloniano Alessandro Draghi (nella foto). "Il palazzo si sta aprendo – spiega Draghi insieme ad alcuni residenti – Era già successo sei anni fa, con crepe talmente ampie da mostrare la luce di là dalle mura; ma erano stati fatti dei lavori di consolidamento. Invece in poco tempo hanno cominciato a manifestarsi nuove crepe. Subito sono stati avvisati Comune e Casa Spa. Sono stati fatti rilevamenti da cui si è confermato che i problemi sono dovuti alle fondazioni. Nell’estate 2023 vennero l’allora sindaco Nardella con l’assessora alla Casa Albanese e il presidente di Casa Spa Talluri, assicurando che entro fine anno sarebbero partiti i lavori. Fu anche detto che sarebbe stato fatto il cappotto termico, così come al palazzo gemello in via dell’Argingrosso 139". "Partiti i lavori là, ci rassicurarono che ‘finito quello, si comincia il vostro’ – continuano – Smontate le impalcature, invece, nessuno si è più visto. Questo edificio è appena dell’86, ma già sta mostrando gravi criticità. La notte si sentono gli scricchiolii dei ferri, al minimo sussulto tremiamo di paura. Dentro casa sono crepate le pareti, sono andate fuori asse pure le fosse biologiche. Abbiamo messo i segni sui muri per vedere quanto si disassano: guardate qua – indicano uno scostamento visibile – Vorremmo sapere quanto ancora vivremo così".
Da Palazzo Vecchio rassicurano che si sta predisponendo il progetto di consolidamento e che l’edificio è monitorato. Per procedere all’appalto si era "in attesa della rilocalizzazione dei fondi regionali ex Gescal, necessari per la copertura dei costi, perfezionata la scorsa settimana. I lavori di consolidamento delle fondazioni saranno realizzati nel 2025".
Carlo Casini