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Criminalità organizzata in Perù, cosa sappiamo grazie al Prof. Musacchio

Prof. Musacchio spiega come la criminalità organizzata in Perù si manifesti sotto forma di imprese criminali, con la presenza di cosche in Italia e Toscana. Le attività illegali includono traffico di droga, organi umani, armi e riciclaggio di denaro. Rapporti di subordinazione con la criminalità organizzata italiana.

Criminalità organizzata in Perù, cosa sappiamo grazie al Prof. Musacchio

Professor Musacchio, ci fa comprendere meglio che tipo di criminalità c’è in Perù?

"A differenza di quanto si possa credere, la criminalità organizzata in Perù assume la forma delle imprese criminali che operano per trarre profitto da qualsiasi attività illecita, droga in primis. Oltre ai consorzi mafiosi storici e di più lunga durata, come Triple Frontera (che opera anche in altre nazioni del Sudamerica ndr), le cosche possono essere formate da tre o più persone associate anche soltanto per un periodo di tempo e agiscono di concerto allo scopo di commettere uno o più reati gravi al fine di ottenere, direttamente o indirettamente, un vantaggio economico o altro vantaggio materiale".

In cosa sono specializzate?

"Sono bande dedite ad attività che possono includere traffico di droga, quello di esseri e organi umani, merci e armi, rapina a mano armata, sequestri di persona a scopo estorsivo, contraffazione e riciclaggio di denaro. Non esiste codice etico, la pratica violenta è una prassi: ’occhio per occhio dente per dente’".

Quante di queste realtà operano in Italia e in Toscana?

"In Italia da tempo operano gruppi peruviani chiamati “Commandos”, presenti sicuramente in Lombardia. Ci sono state varie operazioni di polizia tra Pavia e Milano che hanno portato a scoprire un grosso traffico di sostanze stupefacenti gestito da un gruppo italo peruviano. Alcune operazioni sono state fatte anche in Toscana".

Si spieghi meglio.

"Sono arrivati nel nostro Paese per sfuggire alle repressioni delle forze dell’ordine peruviane, che non sempre seguono metodi democratici e legali. Riguardo alla presenza sul territorio toscano, la Dia nelle ultime due relazioni semestrali ha accennato presenze di copertura e appoggio logistico. Sono stati scoperti prima in Lombardia poi in Toscana traffici di droga il cui perno era un gruppo di peruviani. Del resto, non possiamo non ricordare che il Perù è il secondo produttore al mondo di cocaina. La droga in questione è destinata, per l’80% proprio ai Paesi europei, Italia compresa".

Ci sono stati casi anche a Firenze?

"La polizia fiorentina ha più volte intercettato spedizioni di droga dal Perù. La cocaina in un caso eclatante era nascosta nell’imbottitura del lettino e in altri articoli per bambini. Il pacco con lo stupefacente è transitato dalla Spagna prima di arrivare in Italia e proprio nella tappa intermedia è stato classificato come sospetto dalle autorità locali toscane. Queste esportazioni potrebbero essere il sintomo di una presenza di cosche peruviane anche in Toscana".

Che legami hanno con la criminalità organizzata italiana?

"Per ora ancora un rapporto di subordinazione, non sono ai livelli delle mafie albanesi, cinesi o russe".

Pietro Mecarozzi