"Non solo la iper produzione, ma anche il crollo di mercati storici come quello cinese sono alla base della crisi del lusso". E’ il presidente di Federmoda Cna, Simone Balducci a puntare l’accento su una delle cause che ha reso profonde le difficoltà del settore degli accessori in pelle. Balducci, intervenuto al dibattito sul tema organizzato da Scandicci Civica, ha posto l’attenzione sulla norma del ‘luxury shame’ posta dal Governo Cinese tramite la propria agenzia che si occupa di Internet.
"Da luglio – ha detto Balducci – il governo cinese ha bloccato gli influencer che ostentano sui social uno stile di vita sfarzoso con una campagna specifica per scoraggiare gli utenti dei social media dal mostrare accessori griffati e altri oggetti di lusso. Con un input del genere, il mercato che è stato un asse portante per i brand della moda, è ulteriormente crollato. Né ci sono al momento segnali di ripresa".
Ma c’è un altro nodo fondamentale: "In Cina stanno nascendo marchi nazionali – ha aggiunto Balducci – i designer cinesi sono allo stesso livello di quelli occidentali. Studiano all’estero, anche nei nostri centri di formazione, crescono negli ambienti internazionali, alla fine le loro creazioni, pur avendo radici calate nell’identità nazionale, non hanno niente da invidiare a quelle degli stilisti emergenti d’Europa".
Ogni stagione, nel calendario ufficiale di Shanghai Fashion Week, un incubatore di talenti emergenti seleziona e presenta il meglio della scena cinese. Una produzione che sicuramente intacca il mercato dei brand nostrani e dei grandi gruppi europei del Lusso.
Sul fronte nostrano però Balducci è stato chiaro: "Accanto agli ammortizzatori sociali a favore dei lavoratori – ha detto – occorre puntare anche su una formazione d’eccellenza. Solo riformando il sistema produttivo, recuperando qualità e imprenditorialità con un processo formativo che proietti le imprese verso il futuro è possibile provare a ripartire". Nell’ultimo tavolo romano sulla crisi, il ministero si è impegnato ad assicurare, insieme all’ABI, la rimodulazione dei prestiti bancari per garantire liquidità alle imprese. Infine, in tema di ammortizzatori sociali, sono state avviate interlocuzioni con il ministero del Lavoro per venire incontro alle realtà in difficoltà: alle imprese manifatturiere con più di 15 dipendenti viene data la possibilità di utilizzare a pieno le risorse per la cassa integrazione ordinaria (con poi possibile estensione a regime straordinario); mentre per quelle con meno di 15 dipendenti, lo strumento utilizzato sarà erogato da un fondo gestito dalle associazioni artigiane che assicura una copertura di sei mesi.
morv