Firenze, 1 ottobre 2024 – Numeri che fanno venire i brividi, con migliaia di lavoratori che temono per il loro futuro. Non è solo il comparto moda a soffrire in provincia, così come in tutta la piana, ma ora è in crisi anche la meccanica, settore dove crollano gli ordini e la cassa integrazione è aumentata del 153% nell’ultimo anno. A lanciare l’allarme è Cna Meccanica con il presidente Massimiliano Martelli, secondo il quale “il comparto meccanico è destinato a essere investito da uno tsunami non appena gli effetti della crisi dei più grossi gruppi automobilistici europei (Stellantis, Audi, Volkswagen) si faranno sentire sulle imprese toscane
che lavorano per automotive e comparto agricolo (rimorchi trattori e componenti)”.Secondo l’ultima indagine dell’associazione, si registra un calo del 50-55% rispetto ad un anno fa per le commesse del comparto delle officine meccaniche di precisione (produzione parti meccaniche a disegno, bulloneria, minuteria meccanica e altre componenti), una riduzione dell’80% per quelle della meccanica applicata alla moda (produzione di accessori metallici come fibbie, bottoni, catene e altre componenti) e anche un -20% per gli ordini al comparto meccanico a servizio del settore medicale. Completa il quadro “lo stop degli ordinativi per le grandi carpenterie che, in mancanza di nuovi contratti, da ottobre, saranno costrette a ricorrere alla cassa integrazione per circa la metà dei loro dipendenti. In sintesi, si tratta dell’inizio di una crisi che, nella metrocittà, sta risparmiando solo le aziende che collaborano con Leonardo e Nuovo Pignone” aggiunge Martelli.
E’ l’artigianato a soffrire di più, come attestato dai dati Ebret sulla cassa integrazione, cui sono ricorse, nei primi 7 mesi del 2024, 100 aziende per un totale di 628 dipendenti e di 97.386 ore, per un importo globale di 1.010.870 euro. Rispetto all’anno precedente le imprese che sono ricorse agli ammortizzatori sociali sono dunque raddoppiate (erano 54), lo stesso vale per i dipendenti coinvolti (erano 319), mentre le ore globali sono cresciute del 153% (erano 38.460) e la spesa del 159% (era di 390.566 euro).
“Le cause sono molteplici – spiega Francesco Fossi, coordinatore di Cna Meccanica Firenze – L’impennata dei costi energetici, l’incremento di dazi e trasporto e le difficoltà a reperire manodopera qualificata”. “Riuscire ad individuare soluzioni in un periodo di crisi economica non è semplice. Tanto più in un contesto in cui l’inflazione è schizzata al 20% e in cui tutti i costi sono aumentati, da quelli energetici a quello del denaro, con l’Euribor che nell’ultimo anno è passato da 1 a 4.75%”, commenta Giacomo Cioni, presidente di Cna Firenze.
Non è finita qui. Nei giorni scorsi si è riunito il coordinamento provinciale dell’accessorio metallico per la moda di Fim Cisl, Fiom Cgil e Uilm Uil. I sindacati chiedono “un incontro immediato con Confindustria per stabilire buone pratiche condivise nella gestione delle crisi. E’ necessaria una gestione coordinata e qualitativa delle criticità che metta insieme parti sociali, datoriali e istituzioni, orientata alla tutela di ogni singolo posto di lavoro”. Anche in questo caso i numeri sono chiari: tra le aziende artigiane e quelle all’industria dove sono presenti i sindacati il 72% ha attualmente attivo un ammortizzatore sociale. Le procedure di richiesta di ammortizzatori mostrano che i lavoratori complessivi coinvolti in ammortizzatori sociali sono 4860 dei circa 6200 addetti complessivi del comprato. Tra i contratti diretti, quelli a termine e in staff leasing, da giugno 2023 ne risultano cessati 1800.