
Crollo nel cantiere. Tre morti, due dispersi. Ma il cemento fresco potrebbe averli sepolti
di Stefano Brogioni
FIRENZE
Il cemento dava loro da mangiare, il cemento se li è inghiottiti. E fatica anche a restituirli. Un boato, la polvere, un attimo di silenzio prima della tempesta di urla, lacrime, richieste di aiuto e sirene.
In via Mariti, a Ponte di Mezzo, ieri mattina alle 8.52 si è consumato uno dei più gravi incidenti sul lavoro mai avvenuti a Firenze e in Italia. Per il crollo di una trave da duemila chili, nel cantiere dell’ex panificio militare, dove si sta costruendo un grande supermercato Esselunga, ci sono almeno tre vittime accertate. Una sola è stata identificata: Luigi Coclite, 60 anni, originario della provincia di Teramo residente a Collesalvetti.
BILANCIO DRAMMATICO
E’ ancora parziale. Due operai nordafricani risultano dispersi, mentre tre rumeni sono ricoverati all’ospedale di Careggi: le loro condizioni sono tutto sommato buone. Una goccia di paradiso in mezzo all’inferno descritto già nelle prime telefonate di aiuto al 112.
LE VOCI DALLA TRAGEDIA
"E’ crollato il solaio qua - comunica un operaio, sotto choc -, abbiamo bisogno di un’ambulanza.... di un po’ di tutto per favore. Non vedo i feriti perché non riesco ad andare sotto, sono bloccato. E’ crollato tutto. Stavamo gettando... ed è crollato".
E ora nel cantiere di via Mariti si scava. Si scava. In tutti i modi. Si scava per cercare i corpi che mancano all’appello, e che neanche i cani molecolari riescono a fiutare, e si scava per capire perché ancora una volta ci sia stata una strage sul lavoro.
Perché una trave portante di una quindicina di metri, in cemento armato, sia venuta giù, distruggendo come un castello di carte, il parallelepipedo che cominciava a prendere forma.
Sarebbe stata la nuova Esselunga del quartiere, sarebbe stato il definitivo recupero dell’area dell’ex panificio militare, rebus urbanistico incubo di diverse giunte comunali ora avviato verso la soluzione.
E i lavori procedevano spediti... "Tutti i giorni, tranne la domenica", dicono i residenti affacciati alla finestra. Sono gli stessi che sono stati destati dal terremoto di ieri mattina.
Al cantiere di via Mariti si lavorava da più di mezz’ora, quando è accaduta la tragedia. Una cinquantina le persone presenti, di varie imprese e con vari incarichi.
IL CEDIMENTO
Nell’angolo più lontano dall’ingresso del cantiere, tra via Mariti e via Giovanni da Empoli, si è verificato il cedimento.
In quel momento, alcuni operai stavano gettando cemento sul solaio. La trave di cemento armato che sorreggeva il piano è scivolata, forse perché ha perso l’appoggio del “dente“ che doveva sorreggerla.
Ma perché ha ceduto? Tra le ipotesi, quella di un errore umano - un errato calcolo dei pesi o una falla di montaggio o progettazione - o una non adeguata qualità dei materiali.
Otto le persone coinvolte nell’incidente. Le tre finite in ospedale (le cui condizioni non destano particolare preoccupazione) sarebbero quelle che stavano facendo materialmente la “gettata“. Gli altri, invece, si trovavano ai piani di sotto o giù, a terra. Le speranza di ritrovare in vita i due dispersi sono ridotte al lumicino. Le squadre dei vigili del fuoco stanno lavorando ininterrottamente da ieri mattina.
RICERCHE DIFFICILI
"Le ricerche sono molto difficili e operiamo in uno scenario di rischio con massi enormi da dover spostare che incombono anche sulle teste dei vigili del fuoco che sono al lavoro - ha spiegato il dirigente nazionale dei vigili del fuoco Luca Cari nell’ultimo aggiornamento di ieri sera -. Il cemento fresco che si è solidificato rende ancora più difficile la ricerca dei dispersi, se fossero finiti sotto la colata di cemento a cui stavano lavorando. Questo non possiamo però ancora saperlo".
"Si tratta di rimuovere prima tutte le macerie e tutte le travi che sono sopra il terreno, per poi arrivare più in profondità - ha aggiunto -. Stiamo lavorando con tutti i nostri mezzi e uomini disponibili. Stiamo mettendo in sicurezza l’area per evitare altri crolli. Come mole di travi di cemento da rimuovere ricorda molto la situazione del ponte Morandi a Genova".
Per Cari, "l’area dove stiamo operando è molto concentrata, circa 150 metri ma, ripeto, la situazione è complessa, sia per la presenza del cemento che si è indurito a terra e di masse enormi che incombono sulle nostre teste".
L’INCHIESTA
Si è subito messa in moto anche l’inchiesta della procura. Il pubblico ministero Francesco Sottosanti ha aperto un fascicolo per omicidio colposo plurimo e crollo colposo. In tarda serata è stato subito sentito in procura il direttore dei lavori.
La committente dei lavori è “La Villata spa“, la società che controlla il patrimonio immobiliare dell’Esselunga, la catena fondata dalla famiglia Caprotti. I lavori sono stati affidati alla Aep di Pavia, ma c’è un sottobosco di imprese in subappalto che si muovono in quel cantiere. Almeno due, ad esempio, le ditte che si trovavano all’opera nell’area di via Mariti quando ieri mattina si è verificato il crollo.