Firenze, 4 luglio 2024 – Dallo stabilimento di Alseno (Piacenza) della Rdb Italprefabbricati pochi giorni fa è uscita una trave identica a quella crollata il 16 febbraio scorso nel cantiere di via Mariti, dove sono morti cinque operai. La maxi putrella di cemento armato, acciaio e tondini di ferro è stata acquisita su disposizione della procura di Firenze e dei pm Francesco Sottosanti e Alessandra Falcone, titolari dell’inchiesta per omicidio plurimo colposo e crollo colposo. Nello stesso stabilimento, oltre al maxi pilastro, sono stati prodotti anche i relativi sostegni, compresa la mensola, o dente. La mossa degli inquirenti arriva a quasi cinque mesi di distanza dal disastro che ha sconvolto l’intera città di Firenze, e potrebbe rilevarsi la chiave di volta delle indagini.
Il prefabbricato, prelevato con una complessa operazione e l’intervento di manodopera e mezzi specializzati, adesso sarà passato ai raggi X per studiarne la composizione e confrontare i risultati con quanto riportato nella perizia tecnica dell’ingegnere Stefano Podestà, consulente dell’università di Genova per la procura di Firenze, nonché nel team di salvataggio della torre bolognese della Garisenda. Saranno analizzati tutti i passaggi: lo scheletro della copia della trave crollata sarà spulciato e studiato. Sistemi di legatura dell’anima in tondini di ferro. Colata di cemento. Compressione. Tempi e modi di asciugatura.
Già a inizio aprile dirigenti e tecnici della Rdb Italprefabbricati erano stati ascoltati dai pm. Convocato in procura come persona informata sui fatti, e ascoltato per alcune ore, fu anche l’amministratore delegato della società, Alfonso D’Eugenio. Con lui erano presenti anche un tecnico della stessa azienda che si occupa della fase dell’assemblaggio, e un ingegnere, collaboratore esterno della ditta, che ha lavorato al progetto.
Quanto alle ipotesi: a fare da ’detonatore’ del disastro potrebbe essere stato il cosiddetto ’dente’, ovvero la mensola su cui poggiava la trave poi crollata trascinando con sé solai e cemento appena gettato, e la vita dei cinque operai. Un errore, un ’vizio’, come è stato definito in alcune corrispondenze tra la società che ha affidato i lavori e le varie ditte che erano impegnate nel cantiere, che sarebbe anche stato rilevato da alcune persone che gravitavano nel cantiere.
L’altra ipotesi, secondo quanto emerge dagli ambienti investigativi, è che si sia iniziato a gettare cemento troppo presto
e che la trave portante abbia ceduto. Detto ciò, non risulta che, al momento, siano state iscritte persone sul registro degli indagati. Tuttavia, i primi avvisi di garanzia per la strage di Firenze sono nell’aria.