Firenze, 8 febbraio 2025 – Appalti, subappalti, distacchi. L’indagine della procura di Firenze sta facendo anche ordine nella giungla di competenze del cantiere di via Mariti. E, grazie all’aiuto della squadra mobile della questura, che ha ricostruito sia dalle carte che dall’analisi delle telecamere, oggi agli atti dell’inchiesta culminata nei giorni scorsi nel sequestro della Rdb Ita spa, l’impresa che ha realizzato la trave crollata, e nelle notifiche dei primi tre avvisi di garanzia a figure apicali di quell’azienda, nonché del direttore dei lavori strutturali - abbiamo un’esatta fotografia di presenze e ruoli.
Nell’incidente avvenuto la mattina del 16 febbraio scorso erano almeno tre le ditte che stavano lavorando sopra e sotto la trave collassata. Quattro dei cinque morti (Mohamed Toukabri 54, Mohamed El Farhane, 24, Taoufik Haidar, 43, e Bouzekri Rahim, 56) erano operai in distacco.
Ma andiamo con ordine.In cima alla piramide si pone Villata, la società immobiliare che, per conto di Esselunga, è proprietaria dell’area su cui, una volta, sorgeva l’ex panificio militare.I lavori per la realizzazione del supermercato sono stati affidati alla Aep, Attività edilizia Pavesi.
La quale, in data 3 marzo 2023, ha stipulato un contratto di subappalto con la Rdb Ita spa di Atri (Teramo) affinché provvedesse alla realizzazione dello scheletro prefabbricato del futuro megastore.
Ma Rdb Ita spa ha soltanto prodotto le strutture in cemento armato. A montarle ed assemblarle, infatti, è venuta un’altra ditta, la Mina srl.
Cinque persone decedute
Mohamed Toukabri, Mohamed El Farhane, Taoufik Haidar e Bouzekri Rahim risultavano dipendenti della Maifredi srl della provincia di Brescia, ma erano stati “prestati“, con la formula del distacco, alla Go Costruzioni di Villongo, Bergamo. L’unica vittima italiana del disastro, Luigi Coclite, il 60enne di Collesalvetti, era invece un esperto della betoniera dipendente della Se.Po.C srl: stava pompando il calcestruzzo al solaio dove stavano facendo la gettata i tre operai che sono riusciti a salvarsi, dipendenti di una ditta individuale, la Iftimie Rodica, specializzata nella realizzazione di pavimenti industriali, a sua volta incaricata dalla Pavindustria.
Il giorno del crollo avrebbero dovuto gettare 13 betoniere di cemento. Nel momento del cedimento del solaio, anche Coclite, con il telecomando in mano, si trovava sul tetto assieme ai tre operai che stavano gettando. Gli altri sono riusciti a salvarsi. Lui no.
I problemi in corso d’opera
Entrando nel cuore delle indagini, all’esito delle dichiarazioni testimoniali rese o dalle conversazioni via whatsapp acquisite dagli inquirenti, è emerso che proprio l’azienda Mina, incaricata di montare i prefabbricati, aveva manifestato molte perplessità circa la fattura degli elementi che erano stati realizzati dalla Rdb Ita. Tant’è che, si legge negli atti, la ditta aveva addirittura manifestato, a parole, l’intenzione di lasciare quel cantiere.
La fretta
Diversi testimoni hanno riferito delle sollecitazioni che provenivano dal direttore dei lavori strutturali, ovvero l’ingegner Passaleva ed il suo studio, affinché si consegnasse in tempo. Una “fretta anomala”, l’ha definita una persona informata dei fatti. Forse alla luce della volontà di essere pronti per Natale 2024, nonostante il cantiere fosse partito con un mese di ritardo rispetto al previsto e che, proprio per i difetti del materiale a disposizione.
Le mail di contestazione
La procura ha acquisito la mail del 28 dicembre 2023, scritta da Passaleva, in cui l’ingegnere dava conto dell’assoluta mancanza di qualità degli elementi prefabbricati.
Presentavano, a detta del direttore lavori, difetti di getto, macroscopiche imprecisioni nelle dimensioni geometriche, assenza della normale cura nella predisposizione delle armature. Ma, contesta la procura, Rdb Ita non avrebbe negligentemente preso provvedimenti.