REDAZIONE FIRENZE

Da Cavalli a Rifle Il lungo addio dei marchi storici

Uno stillicidio di fallimenti, chiusure, trasferimenti. Commercio, moda e metalmeccanica in trincea

Dopo la crisi dei mutui subprime, anche Firenze, come tutto lo Stivale, è entrata in recessione. Tante aziende hanno chiuso dal 2009 al 2019 e proprio quando un barlume di ripresa si stava affacciando all’orizzonte, l’anno nero della pandemia ha fatto ripiombare nel baratro il tessuto economico internazionale e locale. La sensazione, e le stime degli esperti, ci dicono che sarà un inverno gelato, con un’altra moria di aziende.

Quelle più solide, più strutturate, meno legate alla vocazione internazionale, al turismo, ai consumi delle famiglie, probabilmente ce la faranno a superare quest’annus horribilis. Tante altre no.

E la pandemia da coronavirus ha già dato il colpo di grazia ad un marchio storico, come Rifle, la regina del jeans italiano, un’azienda fallita che forse, tra qualche anno, troverà il rilancio in una nuova proprietà.

Negli ultimi anni, anche nella moda, si è assistito all’addio a Firenze della "Roberto Cavalli", un commiato che era iniziato con la chiusura nel 2017 dello storico caffè Giacosa, acquisito dallo stilista nel 2001; ma anche di Calvin Klein, che non è più sul nostro territorio, al fallimento della Braccialini, poi rilevata da Graziella group.

Non è solo la moda e l’abbigliamento a segnare il passo. Nel settore metalmeccanico è ormai storia la chiusura della Seves, che produceva mattoni in vetro utilizzati dalle archistar per costruire i grattacieli di mezzo mondo, e continua in questi mesi l’agonia dell’ex Pirelli, passata alla multinazionale belga Bekaert che ha deciso di chiudere la fabbrica e delocalizzare la produzione. Tra poco scade la cassa integrazione dei lavoratori e non si è formalizzato nessun acquisto da parte di un altro soggetto industriale.

"Nel settore metalmeccanico – ricorda Daniele Calosi, segretario della Fiom Cgil di Firenze – il caso più eclatante di chiusura è stato l’Electrolux, dove lavoravano 500 persone, poi è stato perso un pezzo della Signorini Rubinetterie, del quale è stato recuperato solo il marchio, la Ote di via Barsanti si è salvata perché unita a Leonardo, ma nel trasferimento si sono persi posti di lavoro".

Si è salvata la Esaote, ma è fallita l’azienda fiorentina Chl, pioniera dell’e-commerce.

Lunga la lista delle chiusure nel commercio. Per le vie del centro storico ci sono i grandi marchi internazionali, ma sempre meno aziende storiche fiorentine. Se n’è andato ormai da anni il negozio Ricordi, impiccato dalla crisi nata con l’avvento del cd e la stessa sorte hanno subitop il Bologna al Duomo, Romano in via degli Speziali e risalendo indietro di qualche anno Neuber, storico tempio dell’eleganza fiorentina e quella della biancheria per la casa Bianzino o all’Old England Store, la bottega degli amanti del british style. Ma la lista sarebbe lunga, lunghissima.

Chiuse anche tante librerie storiche: ne citiamo due su tutte, la libreria Martelli, ex Marzocco, a due passi dal Duomo e la Edison di piazza della Repubblica, dove c’è ora la Red di Feltrinelli.

In Mugello, che già accusa il fallimento della Rifle, è rischio chiusura anche per la Edison, azienda famosa per le pistole giocattolo di moda negli anni Settanta quando alla tv andavano i film western.

Un tessuto economico che cambia e che cambierà ancora dopo questo fatidico e drammatico 2020.

Monica Pieraccini